Titolo: Chico Buarque: Contruçao
Lingua: PORTOGHESE
Anno: 6 marzo 1971
Genere: MPB, Jazz, Bossa Nova, Samba.
Etichetta: Universal
Durata: 31:14
01.Deus Lhe Pague 3:18
02.Cotidiano 2:49
03.Desalento 2:47
04.Construção 6:23
05.Cordao 2:31
06.Olha Maria 3:56
07.Samba De Orly (Samba de Fiumicino) 2:40
08.Valsinha 1:59
09.Minha Historia (Gesù Bambino) 3:05
10.Acalando 1:39
Curisità riguardo il CD “Construção”
Chico Buarque scrive “Construção” nel 1971.Non solo per la musica, ma per tutto il periodo storico del Brasile in quel periodo, Construção, è considerato uno dei cinque albuns più importanti della musica brasiliana!
Nella canzone, il cui ascolto fu vietato dalla censura Brasiliana, l’autore descrive il dramma sociale degli strati più bassi della società Brasiliana degli anni 70. Buarque fa uso di due caratteristiche che hanno segnato sin da subito il suo stile lirico: da un lato il racconto narrativo, quindi il poema-canzone che racconta una storia, un evento o un semplice accaduto, dall’altro l’utilizzo abbondante dei giochi di parole nella costruzione e ricostruzione delle rime del poema-canzone. In particolare nelle prime fasi creative, Buarque dimostra una forte predilezione per l’utilizzo del linguaggio semplice nel racconto di “eventi di cronaca” che vengono descritti in linguaggio di stile “popolare”. Fa spesso uso di modi di dire brasiliani e delle imperfezioni sintattiche e grammaticali del linguaggio parlato. Questo dimostra, infatti, quanto l’oggetto della sua canzone si concentri spesso nel carattere semplice, allegro e festaiolo della cultura brasiliana incarnata nei personaggi del “cittadino reale” – quello vero, quello comune – che spesso sono protagonisti del racconto delle sue canzoni. Nonostante ciò, la sua poesia è ricca di giochi di parole, tramite il costante cambiamento di senso oppure di significato della stessa parola all’interno di un unico verso, con il quale il poeta inferisce una particolare sensibilità nei sentimenti trascritti nelle sue canzoni. Dall’amore appassionato, al dolore del cuore abbandonato, dalla saudade (nostalgia) di casa dell’emigrato alla fatica quotidiana del lavoratore inserito nel difficile contesto socio-economico brasiliano, dalla gioia popolare della festa settimanale del quartiere alle allusioni ad alcuni dei più importanti eventi della storia del Brasile, Buarque descrive la realtà del suo paese, della sua cultura, della propria vita ed esperienza in un modo tutto suo, dove l’ingenuità discorsiva, non si nasconde dietro un abile gioco poetico, ma viene utilizzata con una creatività poetica spontanea e una sensibilità artistica diventata il suo stile riconoscibile. E’ nato lo stile Buarqueano. E’ questa genialità poetica, nonché musicale che viene qui proposta con una guida all’ascolto del “piccolo” capolavoro di Chico Buarque.
In “Construção” (Costruzione) Chico Buarque racconta la giornata di un muratore brasiliano negli anni 70. Tipico del suo stile, Buarque fa, lungo tutto il poema, una descrizione semplice e fredda del quotidiano di quest’anonimo lavoratore, uguale a tanti altri milioni di lavoratori, dal momento in cui si alza presto la mattina, attraversando tutta la sua monotona giornata lavorativa. Un giorno della sua vita uguale a tanti altri… uguale, anzi, a tutti gli altri giorni… uguale in tutto tranne che in un aspetto: si tratta del giorno della sua morte… della morte in un incidente di lavoro come gli innumerevoli incidenti sul lavoro nell’edilizia brasiliana (se non per altro perché tanti incidenti lavorativi non venivano nemmeno registrati all’epoca!) negli anni dello sviluppo industriale e della corruzione del sistema basata nello sfruttamento dl lavoro e della povertà del lavoratore.
Nella canzone l’episodio viene prima cantato dalla voce solista di Buarque, accompagnata da una orchestrazione piuttosto semplice e che si appoggia ad una struttura armonica anche essa semplice ma con una tensione e un drammatismo inerenti nella scelta della tonalità minore, che sostiene infatti tutta la musica senza grosse variazioni.
Lo stesso racconto viene ripetuto introducendo contemporaneamente vari elementi che portano una carica particolarmente drammatica (e che fanno onore alla celebrità di cui godeva questa canzone, nonostante l’inutile tentativo di censurare il suo ascolto – manifesta evidenza della cecità del potere dittatoriale rispetto alla forza ed immortalità dell’arte in qualsiasi forma essa si manifesti).
Gli elementi di cui sopra sono:
· primo, l’unione di un coro di voci maschili che si contrappone alla voce del cantante solista in forma di “dialogo” (frasi intercalate cantate una parte dal coro e l’altra dal cantante solista, o vice versa) e in sovrapposizione (cantate insieme);
· secondo, l’arricchimento orchestrale con l’introduzione di altri strumenti melodici, di cui sono particolarmente evidenti i fiati di metallo (distinzione poco usata nel linguaggio musicale italiano che tende a chiamare “fiati” indistintamente agli strumenti di fiato costruiti in legno e in metallo);
· e terzo, “come si voleva dimostrare”, l’inizio della “decostruzione” e ricostruzione strutturale del testo ed i famosi giochi di parola alla Buarque.
Urge a questo punto notare che il racconto dell’accaduto della giornata di questo lavoratore – il quotidiano muratori degli ani 70 in Brasile – viene fatto, come tipico nello stile di Buarque, utilizzando un linguaggi molto semplice. Infatti, ogni singola azione del protagonista della storia viene raccontata con una azione verbale immediatamente complementata da una caratterizzazione del modo in come essa è stata realizzata. Per meglio intendere leggiamo la prima strofa del poema “Amò sua moglie come se fosse l’ultima”. Buarque infatti nella prima parte del poema racconta l’accaduto di forma cruda e diretta. Nella seconda parte (“amò sua moglie come se fosse l’ultimo”) l’autore ripete ogni singola azione (nella stessa sequenza in cui sono state descritte nella prima parte) iniziandola esattamente con la stessa azione ma cambiandone il complemento di modo associato all’azione. Quindi mentre prima è la moglie che è l’ultima (tra eventuali tante), dopo è lui che bacia sua moglie come se fosse lui l’ultimo tra tanti. Questo cambiamento viene fatto nella maggior parte realizzando uno scambio tra complementi ed azioni rispetto l’esposizione iniziale degli avvenimenti, ma anche aggiungendone puntualmente nuovi complementi. Questa tecnica offre, infatti, al testo una carica emotiva e drammatica molto forte, attraverso la quale Buarque enfatizza esponendo la sua critica ed ironia alla disumanizzazione dell’uomo lavoratore, oggetto di una macchina socio-economica produttiva insensibile ed inarrestabile.
L’episodio viene raccontato ancora una terza volta però in modo sintetizzato (alcune strofe, quindi azioni, vengono soppresse). La sintesi è, infatti, il primo modo in cui viene ulteriormente aumentata la tensione e la carica drammatica nella canzone. Questa è accompagnata da nuovi aspetti musicali e letterari. Primo, nell’orchestrazione si arricchisce la sezione ritmica che acquisisce nuovi strumenti intensificandone il ritmo ormai con chiari elementi di samba (la samba triste). Secondo, il racconto “accelera”, infatti, mentre nelle precedenti parti ogni strofa/azione – che occupava il tempo di un compasso – veniva intercalato con un altro compasso senza voce, nel terzo racconto viene soppressa la pausa vocale ed invece in ogni compasso della musica viene citata una nuova azione. La velocizzazione dell’azione comporta con se un evidente aumento della carica drammatica e della tensione musicale.
Buarque introduce alla fine un cambiamento ritmico che diventa più quadrato ed insistente nei tempi del compasso (senza cambiamento di tempo, ovvero la velocità della musica) e armonico (l’armonia rimane fissa nella tonalità tonica della canzone). La trasformazione crea cosi un effetto di forte appesantimento che viene colorato con vari motivi melodici ripetuti dagli strumenti melodici (in particolare i fiati) particolarmente esagerati conferendone una specie di ambiente di follia generale, una sorta di isteria generale (naturalmente espressa musicalmente). L’autore crea così lo sfondo per l’apice drammatico. Accompagnato da questo ritmo di marcia pesante semi lenta e dai macabri disegni melodici dell’orchestra, il coro (sempre esclusivamente maschile) canta adesso fino alla fine della canzone un estratto di un altro poema di Buarque – “Deus lhe pague” (Dio le paghi) – una sorta di preghiera nel quale il coro di “lavoratori” ringrazia qualcuno (il suo datore di lavoro, il padrone, il sistema, …) per tutto quello che gli viene concesso (dal povero pane da mangiare all’autorizzazione per respirare ed esistere, dal piacere di piangere alla partita di calcio da applaudire, …). La “preghiera” viene quindi ripetuta fino alla fine della canzone, in modo meccanico ed “automatizzato” come un coro di macchine programmate per lavorare e ringraziare per il pane che gli viene dato in cambio di lavoro.
Con il lancio della canzone Samba De Orly, nome dell'aereoporto parigino, l'aeroporto francese diventa istantaneamente popolare fra i brasiliani. Il samba comiciò ad essere composto nella vespera del ritorno di Toquinho in Brasile. Quello che pochi sanno è che in verità il compositore di questa canzone, amico di Chico e suo produttore prese invece l'aereo a Fiumicino, come questo nome all'epoca era poco conosciuto decisero di battezzare la canzone con il nome dell'aeroporto francese. Era in Francia che vivevano il maggior numero di esiliati brasiliani. Il nome fece presa tra il popolo e nessuno se ne rese conto.
Interessante la versione brasiliana della canzone scritta da Lucio Dalla, diventata per l'occasione Minha Historia.
Interessantissima anche la versione brasiliana della canzone scritta da Claudio Baglioni chiamata in quest'occasione Valsinha.
Chico Buarque
Chico Buarque è da molti considerato un simbolo dell’identità e dell’unità nazionale brasiliana. “Amato dalla critica, idealizzato dal pubblico e adorato dalle donne Chico è diventato un mito brasiliano vivente” Nato nel 1944 a Rio de Janeiro (Brasile), figlio di uno storico appartenente alla classe media brasiliana, Francisco Buarque de Holanda è cresciuto in un ambiente famigliare e sociale formato da intellettuali e musicisti. Nel 1963 inizia l’università di architettura che abbandona dopo due anni per iniziare la carriera di musicista che, in sintesi, può essere divisa nei seguenti periodi:
- L’ingenuo-romantico (1964-1969) periodo di particolare effervescenza culturale in Brasile (sono gli anni della bossa nova e di Tom Jobim) e nel quale Buarque muove i primi passi e viene riconosciuto nella scena musicale brasiliana.
- La critica sociale (1969-1975) inquadrata nel periodo della dittatura militare Brasiliana, nel quale l’artista firma buona parte dei suoi lavori, spesso censurati dal regime, con lo pseudonimo “Julinho de Adelaide”. E’ in Italia che Buarque trascorre un anno di “esilio volontario” nel 1969.
- La fase poetica (1976-1989) nella quale il cantautore abbandona in parte il discorso critico e più aggressivo, e la “donna” e l’amore diventano argomento privilegiato delle sue canzoni.
- La fase più recente (da 1989) viene classificata come la fase introspettiva nella quale Buarque parla di se stesso nelle sue canzoni – anche se in modo narrativo e non necessariamente personalizzata
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