[align=center]Confessioni di una maschera - Yukio Mishima [/align]
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.: Informazioni Tecniche :.
Autore: Yukio Mishima
Titolo: Confessioni di una maschera
Anno: 1948
Lingua originale: giapponese
Genere: romanzo
Pagine: 136
Formato: PDF
Dimensioni: 570 Kb
.: Trama :. [/align]
La storia di un giovane cui non interessa affatto il rapporto con l’altro sesso. Per non svelare la sua vera inclinazione il ragazzo si obbliga a corteggiare fanciulle e a soffocare ogni vera manifestazione di passione indossando sempre una “maschera”.
Può considerarsi una sorta di "prequel" del più raffinato Colori Proibiti
“Confessioni di una maschera” è il primo libro di successo di Mishima, scritto all’età di 23 anni con un coraggio spiazzante. Di carattere autobiografico, catapulta il lettore in un mondo ambiguo e, allo stesso tempo, estremamente reale. Un distillato di angoscia e di crudezza con ben pochi paragoni che schizza, sin dalle prime righe, in faccia come un secchio di acqua gelata, facendoci partecipi di letteratura ad altissimi livelli.
In quest'opera si legge la forza interiore nell’affrontare la vita, l’amore per essa tanto da doverla lasciare nel momento in cui lo avesse deciso, prima che gli potesse sfuggire di mano, prima che gli eventi o una malattia lo travolgesse.
Un giovane cui "difetta in via assoluta qualsiasi forma di voglia carnale per l'altro sesso" deve imparare a vivere celando la propria autentica identità. In pagine in cui risultano indissolubilmente commisti sessualità e candore, esultanza e disperazione, il protagonista di questo romanzo, un classico della letteratura giapponese moderna, confessa le esperienze cruciali attraverso le quali è giunto a conoscere se stesso: dalla "adorazione indicibile" per un paio di calzoni all'elaborazione di fantasie sadomasochistiche, dall'identificazione con personaggi femminili celebri alle sconcertanti interpretazioni di fiabe e motivi iconografici occidentali... L'accettazione di se stesso come uomo diverso dagli altri uomini non si attua senza una lotta, tanto strenua quanto vana, per conquistare la normalità: simula vizi immaginari per far passare inosservate le proprie vere inclinazioni, si costringe a corteggiare giovinette per chiarire sino a qual punto la donna possa offrire piaceri reali, corregge con zelo manifestazioni di rischiosa passionalità...
Ma "le emozioni non hanno simpatia per l'ordine fisso" e i suoi sentimenti reali rimangono, tenaci, quelli nascosti dalla maschera della correttezza ufficiale.
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La vita umana è breve, ma io vorrei vivere per sempre
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(Yukio Mishima, biglietto d'addio lasciato prima del suicidio rituale, il 25 novembre 1970)
Yukio Mishima (三島由紀夫), pseudonimo di Hiraoka Kimitake (平岡公威) (Tokyo, 14 gennaio 1925 – Tokyo, 25 novembre 1970) è stato uno scrittore e drammaturgo giapponese.
Mishima è uno dei pochi autori giapponesi che hanno riscosso immediato successo all'estero (più che in Giappone stesso, dove la critica lo ha più volte stroncato). Le sue numerosissime opere spaziano dal romanzo alle forme rimodernizzate e riadattate di teatro tradizionale giapponese Kabuki e Nō, quest'ultimo rivisitato in chiave moderna. Personaggio difficile e complesso, era in realtà un nazionalista nostalgico, un conservatore decadente come lo definì Alberto Moravia che lo aveva incontrato nella sua casa in stile occidentale in un sobborgo di Tokyo. Tuttavia Mishima stesso si identificò sempre come apolitico, soprattutto visto il suo astio nei confronti dei politici a lui contemporanei. Sicuramente uno dei suoi ideali più forti è il patriottismo, che ha ispirato anche numerosi personaggi delle sue opere, oltre al culto per l'Imperatore, non come personaggio storico o figura autoritaria ma come ideale astratto dell'essenza del Giappone tradizionale.
Con la sua tragica morte avvenuta in diretta televisiva nel 1970 all'età di quarantacinque anni (data studiata e ponderata accuratamente), con il suicidio rituale (seppuku), durante l'occupazione simbolica del ministero della difesa, suggellò la conclusione insieme della sua vita e della sua vicenda letteraria. Infatti poco prima del suo suicidio aveva consegnato all'editore l'ultima parte della tetralogia Il mare della fertilità (completata comunque tre mesi prima della consegna, ma sulla quale appare, nell'ultima pagina, la data simbolica "25/11/1970", quasi come a volere lasciare il suo ultimo testamento).
La sua uscita di scena era stata organizzata con lucidità e freddezza. Uscendo dal suo studio per andare incontro all'epilogo della sua vita lascia un biglietto in cui era scritto «La vita umana è breve, ma io vorrei vivere per sempre». Tuttavia è necessario ed indispensabile ricordare che la morte ha sempre ossessionato Mishima durante tutta la sua vita, un'ossessione che si riflette chiaramente nelle sue opere.
Mishima fu anche fondatore di una organizzazione paramilitare, di cui lui era capo e finanziatore, chiamata Tate no kai (Associazione degli scudi) che rifiutava in maniera netta ciò che lui definiva una sottomissione del Giappone, ossia il Trattato di San Francisco del 1951 col quale il suo paese aveva rinunciato per sempre a possedere un esercito affidando la propria difesa agli Stati Uniti. Mishima insistette spesso sulla funzione non reale ma simbolica del suo esercito, composto solo da 100 giovani selezionati dallo scrittore stesso, inteso come esercito di salvaguardia dello spirito tradizionale giapponese e difensore dell'Imperatore.