Titolo originale: Inferno
Titolo italiano: Inferno
Autore: Dan Brown
1ª ed. originale:2013
Data di pubblicazione: 14 maggio 2013
Genere:Romanzo
Sottogenere: Thriller
Editore: Mondadori
Collana: Omnibus
Traduzione: Nicoletta Lamberti, Annamaria Raffo, Roberta Scarabelli.
Pagine: 522
Il professor Robert Langdon si sveglia in un ospedale di Firenze con una ferita d’arma da fuoco alle testa e nessun ricordo di quanto accaduto, se non allucinazioni orribili che parlano di un pericolo incombente e che sembrano provenire direttamente dall’Inferno così come narrato da Dante Alighieri. Poco dopo il suo risveglio, un sicario cerca di ucciderlo, ma la dottoressa Sienna Brooks lo aiuterà a scappare, diventando sua compagna d’avventura. Langdon si accorgerà di portare con sé un microproiettore molto particolare, che riproduce il famose dipinto di Botticelli raffigurante la mappa dell’Inferno dantesco: il primo di una serie di indizi che li porteranno da Firenze a Venezia, fino a Istanbul, nel tentativo disperato di bloccare il piano criminale di uno scienziato convinto che la sola possibilità di sopravvivenza della specie umana, sia lo sterminio di almeno un terzo della popolazione mondiale.
Incipit:
Il professor Robert Langdon si sveglia in un ospedale di Firenze con una ferita d’arma da fuoco alle testa e nessun ricordo di quanto accaduto, se non allucinazioni orribili che parlano di un pericolo incombente e che sembrano provenire direttamente dall’Inferno così come narrato da Dante Alighieri. Poco dopo il suo risveglio, un sicario cerca di ucciderlo, ma la dottoressa Sienna Brooks lo aiuterà a scappare, diventando sua compagna d’avventura. Langdon si accorgerà di portare con sé un microproiettore molto particolare, che riproduce il famose dipinto di Botticelli raffigurante la mappa dell’Inferno dantesco: il primo di una serie di indizi che li porteranno da Firenze a Venezia, fino a Istanbul, nel tentativo disperato di bloccare il piano criminale di uno scienziato convinto che la sola possibilità di sopravvivenza della specie umana, sia lo sterminio di almeno un terzo della popolazione mondiale.[/i]
Dan Brown, maestro di un genere narrativo che al thriller ha saputo coniugare tematiche storico-artistiche, costruisce ancora una volta un intrigo che – fondendo realtà e finzione – riesce a coinvolgere il lettore e tenerlo col fiato sospeso, incollato alle pagine fin dal primo capitolo. Certo più famigliari ad un pubblico italiano piuttosto che statunitense sono gli scenari sia fittizi che concreti della vicenda – la Commedia di Dante che da noi si legge per intero a scuola, come anche i musei e i monumenti fiorentini – ma ciò toglie poco, soprattutto per un pubblico non specialista di storia dell’arte o di critica letteraria, al piacere e alla curiosità di decifrare attraverso l’aiuto di Langdon simboli e iconografie, iscrizioni e testi latini, e legare così alla realtà presente raccontata (e a quella futura, immaginata) in Inferno i percorsi degli eventi storici del passato (come nel caso specifico le epidemie di Peste Nera). Denso di citazioni e riferimenti colti, lo stile di Brown – e in fondo anche tanti degli aspetti apparentemente più culturalmente elitari della sua scrittura – è invece come già nel Codice da Vinci molto più “popolare” di quanto appaia, in grado di catalizzare interesse e attenzione di un pubblico eterogeneo: i più eruditi godranno di piani di lettura più sottili, il resto dei lettori (la maggior parte) ritroverà e riporterà a galla nozioni, anche scolastiche, dimenticate da tempo, ma parte del proprio substrato culturale e formativo.
Di sicuro interesse e attualità è il reale argomento di fondo che fa da base alla trama: il problema globale della crescita della popolazione, smisurata davanti alla capacità del Pianeta di tollerarla garantendo le risorse naturali necessarie per tutti. Davanti a questo vero e proprio dramma, attraverso le riflessioni (davvero poi così folli?) di Zobrist, Brown senza dubbio riesce ad inquietare il lettore – in particolare quello più sensibile a questioni etico-morali e ambientali – spingendolo a porsi interrogativi che ad un certo punto sembrano arrivare a ribaltare quella distinzione tra “buoni” e “cattivi” così chiara all’inizio del romanzo.
L’aspetto più originale e meno scontato di Inferno è quindi proprio questo, insinuare il dubbio che davanti ad un fenomeno di portata potenzialmente apocalittica come il collasso della Terra sotto il peso di un’umanità sempre più numerosa, e valutata la mancanza di una risposta davvero soddisfacente da parte dei poteri che dovrebbero affrontare tale emergenza, ci si domandi se il vero inferno sia il ridursi degli individui ad uno stadio primordiale che rifletta appieno il concetto di homo homini lupus pur di salvaguardare se stessi e la propria prole, oppure una “soluzione” – estrema sì, ma concreta – capace di continuare a garantire la sopravvivenza umana in condizioni di razionale civiltà e non di istintiva bestialità.
Anche per averci posto davanti a questo bivio, dove la strada che è sempre sembrata la più giusta non lo appare più così tanto e non in maniera così netta o definitiva, Dan Brown questa volta merita davvero il titolo di maestro del cuop de théâtre.