[MT]Fabrizio Santi - Il settimo manoscritto[Ebook-Pdf-Ita-Thriller]

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Titolo originale: Il settimo manoscritto
Autore: Fabrizio Santi
1ª ed. originale: 2016
Data di pubblicazione: 22 giugno 2017
Genere: Romanzo
Sottogenere: Thriller
Editore: Newton Compton
Collana: Gli insuperabili Gold
Pagine: 276






Fabrizio Santi è nato e vive a Roma. Dopo aver conseguito la laurea in Lingue e letterature straniere ha cominciato a insegnare inglese in un liceo scientifico romano. Il quadro maledetto (Newton Compton 2016) è il suo primo romanzo.


2016 - Il quadro maledetto



Dalla cassaforte del monastero di San Gregorio al Celio è stato rubato un manoscritto, l’Unicum.
Redatto in italiano cinquecentesco, nessuno è mai riuscito a interpretarlo. Eppure non c’è alcun motivo che giustifichi il furto: in giro ne esistono infatti altre copie. Giulio Salviati, scrittore di successo da tempo in crisi d’ispirazione, vive in una piccola mansarda a Trastevere ed è a corto di soldi. Una sera riceve la visita di un personaggio incappucciato, che gli chiede di indagare su quel furto, in cambio di una cospicua somma di denaro: la logica stringente con cui Salviati scrive i suoi thriller – pensa il misterioso committente – lo porterà là dove la polizia non è riuscita ad arrivare. Grazie alle sue indagini Salviati scopre che esiste un libro, conservato alla biblioteca Angelica, che parla proprio dell’Unicum. Ma qualcuno lo sta già leggendo. Chi è? La rocambolesca ricerca sulle tracce del manoscritto lo condurrà dentro a storici palazzi romani, fino a sconosciuti e inquietanti sotterranei… Cosa cela quell’antico codice di così importante? Un segreto per cui qualcuno è disposto a uccidere…


Incipit:
La striscia rosa dell’alba irrorava di luce i pini del viale delle Terme. Lentamente i contorni del Circo Massimo cominciavano a delinearsi, i lampioni si spegnevano e le vestigia del Palatino si definivano in maniera sempre più netta. Le strade a poco a poco iniziavano a popolarsi di auto e piccoli furgoni. Qualche raro passante intabarrato procedeva a passo veloce col busto chinato in avanti per riparare il corpo dalla sferzante aria del mattino. Aprivano le edicole, aprivano i bar, aprivano i primi locali. Pigramente la città iniziava il suo quotidiano risveglio. Il viale dell’Aventino, che da piazza Albania scende costeggiando il colle omonimo, cominciava a brulicare di scooter e auto. Un tram sferragliò davanti il palazzo della FAO e, una volta fermatosi, rigurgitò un piccolo gruppo di persone che si diresse verso gli uffici del grande edificio bianco. Da piazza di Porta Capena si diparte via di San Gregorio che procede dritta verso l’arco di Costantino e il Colosseo. Subito all’imbocco della strada, sulla destra, verso l’alto, in cima a una scalinata, spiccano la chiesa e l’annesso convento di San Gregorio al Celio. Incantato tra gli alberi, il grande complesso domina la strada dal colle e fronteggia il parco del Palatino.




Sa essere sorprendente Roma, città millenaria e misteriosa, come l’uomo con un lungo impermeabile scuro, un cappello a, larghe falde e un a maschera sul volto, che si materializza sul pianerottolo, mentre Giulio Salviati sta entrando nella sua mansarda a Trastevere.
Salviati è un giallista in crisi d’ispirazione e in pausa di scrittura, da tre anni, per la disperazione (furibonda) del suo editore e quella da profondo rosso del suo conto corrente.
Lo sconosciuto non ha cattive intenzioni, vuole solo mantenere l’incognito ed è venuto ad offrire tanto denaro per trovare il colpevole di un furto. “Lei è un uomo capace, ha acume, ingegno” riuscirà dove la Polizia sta per archiviare il caso e un investigatore privato non troverebbe alcunché.
In effetti, chi legge conosce già chi ha commesso il furto: una donna bionda, che viene uccisa da chi lo ha commissionato. Non lo sa ancora Giulio, che chiama l’interlocutore misterioso e accetta.
I lettori sono un passo avanti all’incaricato dell’indagine riservata, ma resta da spiegare cosa sia stato rubato dalla cassaforte nell’ufficio del priore del Monastero di San Gregorio sul Celio. Un manoscritto, l’Unicum. La datazione al radiocarbonio lo fa risalire al Cinquecento, secolo coevo alla lingua in cui è scritto. Il testo, in italiano rinascimentale, è però totalmente senza significato. Parla di una bambina che visita le stanze di un castello e descrive quello che vede: sono arredate nella maniera più eccentrica, contengono oggetti strani e semisconosciuti, strumenti musicali che non servono ad emettere note. L’argomento del manoscritto resta ignoto, non è nemmeno detto detto che abbia un contenuto religioso. Il priore padre Lamberto dice al commissario Rastelli di sospettare che chi lo abbia fatto rubare sia convinto che la chiave per interpretarlo sia fisicamente all’interno dell’Unicum stresso.
Di quel manoscritto si parla nel volume di uno studioso inglese del primo Novecento, custodito a Roma nella biblioteca Angelica. Vi lavora Elena, una graziosa bibliotecaria che si rivelerà una collaboratrice fondamentale dello scrittore romano - è una fan dei suoi thriller - e lo aiuterà fotocopiando le pagine del volume di Hogwood, che Giulio non può consultare, perché ogni giorno in lettura ad un tizio che frequenta la biblioteca. Pedinato, accede ad un palazzo in via di Montoro, a Campo de’ Fiori.
Il talentuoso giallista e la ragazza troveranno il modo si introdursi in quei locali, ritrovandosi in un labirinto di specchi – Santi vivacizza spesso con piacevoli spaesamenti la sua prosa ordinata – e perfino nelle fogne. Con l’aiuto di una piccola torcia, intravedono una scaletta di sbarre d’acciaio che portano ad un tombino. Liberato l’accesso, affiorano dal sottosuolo nel buio e alla coppia attempata che vede due giovani uscire sporchi e scompigliati dalla fogna, Giulio spiega con disinvoltura:

“stavamo portando a spasso il nostro topo quando a un certo punto dobbiamo esserci persi”.

Un po’ di spirito non guasta tra tanto mistero, azione e tanta ma tanta Roma (sempre magnifica!). Fabrizio è così, avvince senza infliggere colpi bassi, mai un’esagerazione, poco sangue, al bando qualsiasi scivolata nel macabro, tutt’al più le atmosfere si fanno elegantemente gotiche. Il suo mondo del giallo non porta necessariamente a scazzottate e scambi d’arma da fuoco. Un mistery, che cresce con eleganza britannica e fa montare sapientemente l’attesa di ulteriori sviluppi. Hanno cittadinanza citazioni colte, collegamenti storici, ragionamenti logico-matematici ed elevati richiami al pensiero filosofico e alla letteratura.
Il miracolo di Santi è che, pur essendo sofisticata, la sua narrativa non diventata affatto noiosa, anzi, il ritmo impresso è scandito, rapido, incalzante. È un modo elegante di fare thriller. Ed è senz’altro meno ruffiano di altri.
Intanto, la ricerca del segreto contenuto nell’Unicum procede spedita…






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