Titolo originale: Giorgio Faletti - Appunti di un venditore di donne
Autore: Giorgio Faletti
1ª ed. originale:2010
Data di Pubblicazione: 2010
Genere: Romanzo
Sottogenere: Noir
Editore: B.C. Dalai Editore
Collana: Romanzi e racconti
Pagine: 397
Laureato in giurisprudenza, inizia la carriera come cabarettista nel locale milanese Derby negli anni settanta, nello stesso periodo in cui sul palco del locale circolano Diego Abatantuono, Teo Teocoli, Massimo Boldi, Paolo Rossi e Francesco Salvi.
Si avvicina nel frattempo al mondo della musica. Nel 1988 pubblica il mini-album Colletti bianchi, colonna sonora del telefilm omonimo che lo vede fra i protagonisti.
Nel 1991 la seconda uscita discografica, Disperato ma non serio, che contiene tra le altre canzoni, Ulula, uno dei brani più trasmessi in radio nell'estate 1991. Sempre quell'anno diventa autore anche per Mina che canta una sua composizione, Traditore, e la include in Caterpillar. Nel 1992 partecipa per la prima volta al Festival di Sanremo in coppia con Orietta Berti con la canzone Rumba di Tango, inserita poi nel suo terzo album Condannato a ridere.
Nel 1994 nuovamente al Festival di Sanremo si classifica al 2º posto sfiorando per una manciata di voti la vittoria e si aggiudica anche il Premio della Critica con la canzone Signor tenente ispirata alle stragi di Capàci e di via D'Amelio, inserita nel fortunato album intitolato Come un cartone animato prodotto da Danilo Amerio e premiato con un disco di platino.
Nel 1995 ritorna ancora una volta al Festival di Sanremo con L'assurdo mestiere, una sorta di preghiera-ringraziamento al Signore, rivelando una insospettabile vena malinconica e riflessiva. Sempre nel Festival di quell'anno, partecipa come autore della canzone Giovane vecchio cuore cantata da Gigliola Cinquetti. L'album omonimo del 1995, L'assurdo mestiere, vince il Premio Rino Gaetano per la parte letteraria delle canzoni.
Scrive canzoni anche per Fiordaliso (Mascalzone), due canzoni dell'album Camminando camminando (1996), e tutto l'album Il dito e la luna (1998), entrambi di Angelo Branduardi. Di quest'ultimo album fa parte Il giocatore di biliardo, uno dei più recenti successi di Branduardi. Nel 2000 pubblica per NAR International Nonsense, sesto e finora ultimo album della sua carriera musicale.
Non dimentica comunque le sue origini di attore comico: pubblica il libro Porco mondo che ciò sotto i piedi edito da Baldini e Castoldi, nel quale narra le gesta del suo personaggio più celebre, Vito Catozzo, e mette in scena lo spettacolo teatrale Tourdeforce nel quale mescola l'umorismo e la caratterizzazione dei personaggi alla canzone d'autore.
Nel 2002 il poliedrico Giorgio Faletti sorprende positivamente tutta la critica pubblicando il suo primo thriller che si intitola Io uccido, e che vende più di quattro milioni di copie. Nel 2004 esce il secondo romanzo Niente di vero tranne gli occhi, che al momento ne ha vendute tre milioni e mezzo. Il famoso maestro del thriller Jeffery Deaver, autore di numerosi best-seller come Il collezionista di ossa, Lo scheletro che balla, La scimmia di pietra, ha detto di lui e del suo lavoro: "Uno come Faletti dalle mie parti si definisce "larger than life", uno che diventerà leggenda".
Nel novembre del 2005 Giorgio Faletti ha ricevuto dal Presidente della Repubblica il Premio De Sica per la Letteratura.
Nel 2006, ha recitato nel film Notte prima degli esami e per la sua interpretazione viene premiato dalla critica con la nomination al David di Donatello come migliore attore non protagonista.
Dopo la Montecarlo di Io uccido e il binomio Roma-New York di Niente di vero tranne gli occhi, nell'ottobre 2006 pubblica Fuori da un evidente destino ambientato in Arizona e in cui tra i protagonisti vi sono gli indiani Navajos, ai quali il romanzo è dedicato. Già mesi prima dell'uscita del libro, Dino De Laurentiis ha acquistato i diritti per realizzarne un film.
I suoi libri sono tradotti in 25 lingue e pubblicati con grande successo, oltre che in tutti gli stati d’Europa, anche in Sud America, in Cina, in Giappone, in Russia e, a partire dal mese di marzo 2007, negli Stati Uniti e nei paesi di lingua anglosassone.
Nel 2008, è stata pubblicata la sua prima raccolta di racconti, intitolata Pochi inutili nascondigli (Baldini Castoldi Dalai editore, 2008), che arriva tra i finalisti del Premio letterario Piero Chiara edizione 2009. Nella primavera del 2009 esce il suo quarto romanzo, Io sono Dio (Baldini Castoldi Dalai editore, 2009). È autore anche del brano di Marco Masini Gli anni che non hai, contenuto nell'album L'Italia... e altre storie uscito nel febbraio 2009. Sempre nel 2009 recita nel film Baarìa di Giuseppe Tornatore e nel film Il sorteggio di Giacomo Campiotti dove interpreta il sindacalista Gino Siboni. Nel 2010 è stato pubblicato il romanzo Appunti di un venditore di donne: primo romanzo dello scrittore ambientato in Italia (Milano) e subito in testa alle classifiche dei libri più venduti.
Nel 2011 annuncia il titolo del suo settimo romanzo "Tre atti e due tempi" (pubblicato poi il 4 novembre), ambientato nel mondo del calcio.
Malato da tempo di tumore (ai polmoni), Giorgio Faletti è morto a Torino il 4 luglio 2014 all'età di 63 anni.
Romanzi
2002 - Io uccido, Milano
2004 - Niente di vero tranne gli occhi
2006 - Fuori da un evidente destino
2009 - Io sono Dio, Milano
2010 - Appunti di un venditore di donne
2011 - Tre atti e due tempi
2011 - La piuma (pubblicato postumo nel 2015)
Racconti
2005 - Ospite d'onore, in Crimini
2006 - La ricetta della mamma, in Giallo Uovo. Ne uccide più la gola che la spada
2007 - La ragazza che guardava l'acqua
2008 - Pochi inutili nascondigli (raccolta di 7 racconti)
2008 - Per conto terzi, in Crimini italiani
2008 - La torta nera, in Le nuove ricette del cuore
Audiolibri
2009 - Una gomma e una matita, letto da Vinicio Marchioni
2012 - Tre atti e due tempi, letto da Pino Insegno
Altro
1994 - Porco il mondo che ciò sotto i piedi
Non-fiction
2012 - Da quando a ora
1978: a Roma le Brigate Rosse hanno rapito Aldo Moro, in Sicilia boss mafiosi come Gaetano Badalamenti soffocano ogni tentativo di resistenza civile, all'ombra della Madonnina le bande di Vallanzasca e Turatello fanno salire la tensione in una città già segnata dagli scontri sociali. Ma anche in questo clima la dolcevita del capoluogo lombardo, che si prepara a diventare la "Milano da bere" degli anni Ottanta, non conosce soste. Si moltiplicano i locali in cui la società opulenta, che nella bella stagione si trasferisce a Santa Margherita e Paraggi, trova il modo di sperperare la propria ricchezza. È proprio tra ristoranti di lusso, discoteche, bische clandestine che fa i suoi affari un uomo enigmatico, reso cinico da una menomazione inflittagli per uno "sgarbo". Si fa chiamare Bravo. Il suo settore sono le donne. Lui le vende. La sua vita è una notte bianca che trascorre in compagnia di disperati, come l'amico Daytona. L'unico essere umano con cui pare avere un rapporto normale è un vicino di casa, Lucio, chitarrista cieco con cui condivide la passione per i crittogrammi. Fino alla comparsa di Carla che risveglierà in Bravo sensazioni che l'handicap aveva messo a tacere. Ma per lui non è l'inizio di una nuova vita bensì di un incubo che lo trasformerà in un uomo braccato dalla polizia, dalla malavita e da un'organizzazione terroristica. Un noir fosco su uno dei momenti più drammatici del dopoguerra italiano, in una Milano che oscilla tra fermenti culturali e bassezze morali.
Incipit:
PROLOGO
Io mi chiamo Bravo e non ho il cazzo.
Questa poteva essere la mia presentazione. Il fatto di andare in giro con un soprannome invece che con un nome vero e proprio non significa niente. Ognuno è quello che è, a prescindere dalle scie burocratiche che si tira appresso come le stelle filanti dopo un veglione di Carnevale. La mia vita non sarebbe cambiata di una virgola, qualunque nome avessi avuto da offrire insieme a una mano da stringere. Niente di più e niente di meno. Non una salita o una discesa, non un braccio di mare calmo o agitato dove affannarsi o di cui rimpiangere l'affanno. Non avere un nome era un provvido cono d'ombra in cui celarsi, un volto appena intravisto, una figura appena percepita,
il nulla, il nessuno. Dal momento in cui io ero quello che ero, una simile condizione racchiudeva nello specifico tutto ciò che mi serviva, senza opzioni e senza deroghe.
Per quanto riguarda quell'altro particolare anatomico, vale la pena di soffermarsi un poco.
Io non sono nato cosi.
Non c'è stato a suo tempo uno sguardo attonito di qualche medico che mi ha visto uscire dalla preposta fessura sguarnito di tutto punto, né un'occhiata perplessa a una madre ancora percossa dall'ultima, definitiva spinta del parto. Non ci sono state tenerezze infantili verso un bambino gravato da un handicap perlomeno singolare e suscettibile di pesanti battute negli anni a venire. O tragiche confidenze adolescenziali con il capo chino e gli occhi che sembrano voler imparare a memoria la punta delle scarpe.
Quando mi sono presentato al mondo tutto era al suo posto. Fin troppo, direi, alla luce dei fatti emersi. E fino a un certo giorno, quel tutto al suo posto è stato fonte di diversi disagi per delle avventurose e avventate signore e signorine che non cercavano altro. Ho sempre pensato che quello fosse un loro problema.
Fino a che il problema di una di loro è diventato il mio.
Il come e il quando e il perché non saranno in futuro oggetto di esame da parte degli storici. Si è trattato semplicemente della persona sbagliata di cui accorgersi nel momento sbagliato. Reo confesso, per quanto può servire. Per mia stessa ammissione e non per mia recriminazione. L'ordine delle cose nella vita di ognuno è quello che è e basta. Talvolta non ci sono modi e motivi per comportarsi in maniera diversa. O, se ci sono, nel mio caso sono stati di difficile avvistamento. Ora anche la semplice proposta di un perché sarebbe solo uno spillo in più in una bambolina voodoo che ha la mia faccia.
Quella di Giorgio Faletti è una Milano limitrofa e crepuscolare. Non è la città che si muove selvaggiamente, in tutte le direzioni, durante le lunghe giornate lavorative, e non è neanche l’affascinante città notturna delle feste e dello sballo. È una Milano che si trascina alle prime luci dell’alba fuori dai club di viale Monte Rosa, la città delle Renault 4 lanciate sulla bretella di Assago, o verso Cesano Boscone, dei parcheggi umidi accanto ai casali di campagna, dove boss della malavita trasformano autorimesse in bische e lacché di ogni tipo, con auto dai colori improbabili, sono lì per guardargli le spalle. Il fascino di New York e Montecarlo, palcoscenici di Io uccido, il sorprendente thriller d’esordio di Giorgio Faletti e di Io sono Dio, il suo ultimo libro, lasciano il posto in questo nuovo romanzo alla città più noir d’Italia, un posto che sul finire degli anni Settanta ha concentrato nelle sue strade alcuni degli eventi più terribili della storia repubblicana.
Siamo nel 1978, è il momento giusto per mettere in piedi un business che cambierà il volto della città, visto che gli interessi in campo sono confusi e la torta è ancora tutta da spartire. A Milano si concentrano i personaggi più vari, le bande armate e i boss della mafia siciliana, i cabarettisti del Derby e le donne di Bravo, quelle che in una notte possono guadagnare quanto un operaio guadagna in un mese. Alla fine è un lavoro onesto, quello di Bravo: lui non fa altro che mettere in contatto la domanda, che è tanta ed esigente, con l’offerta, che a cercarla bene, in una città come Milano, non manca mai. Sono solo donne di classe però, tutto è gestito all’insegna della qualità totale e della massima discrezione, una dote che Bravo possiede sicuramente. Come farebbe altrimenti ad aggirarsi sempre in compagnia di donne bellissime e irraggiungibili, con in tasca mazzette di soldi di dubbia provenienza e contatti con gli uomini più potenti della politica e della finanza, senza pestare i piedi a quelli che la fetta di torta la stanno già mangiando?
Bravo si muove sul crinale scivoloso che separa un uomo onesto da uno stupido criminale. Dalla sua ha una mente geniale e una grande intraprendenza, insieme alla saggezza di chi ha visto la morte in faccia e ha già fatto i suoi bilanci. Ma contro di lui ci sono circostanze, interessi superiori, insospettabili nemici e un passato terribile che lentamente lo faranno scivolare in un incubo.
Una vicenda intricata e coinvolgente, piena di colpi di scena. Un uomo incapace di vivere le sue donne, capace solo di venderle. A fare da fil rouge lungo tutto il romanzo, una serie di crittografie, quei complicati giochi enigmistici che si trovano nelle riviste, in cui a una sequenza di numeri corrisponde una frase da decifrare, con l’ingegno e l’intuizione.
Forse il thriller più umano di Giorgio Faletti, in cui vengono citati personaggi, luoghi e situazioni che ha realmente conosciuto e vissuto nei primi anni della sua carriera. Il tributo a un tempo in cui lo stereotipo della terra di nessuno che deve essere conquistata e dell’uomo capace di creare la propria fortuna imperavano, con buona pace della morale.