[MT]Harriet Beecher Stowe - La capanna dello zio Tom[Ebook-Ita-Pdf-Narrativa]

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Description











Titolo originale: Uncle Tom's Cabin
Titolo italiano: La capanna dello zio Tom
Autore: Harriet Beecher Stowe
1ª ed. originale: 1853
Data di pubblicazione: 2012
Genere: Romanzo
Sottogenere: Narrativa
Editore: De Agostini
Collana: Classici
Traduzione: Orlando Mazzetti
Pagine:219






Harriet Elizabeth Beecher Stowe, nata a Litchfield il 14 giugno 1811, è stata una scrittrice e attivista statunitense, autrice del romanzo La capanna dello zio Tom e promotrice della causa abolizionista.
Harriet Beecher Stowe, settima figlia di un ministro calvinista e pastore congregazionista Lyman Beecher, fu allevata con i suoi nove fra fratelli e sorelle, in un'atmosfera di grande religiosità. Nel 1832 il reverendo Beecher si trasferì a Cincinnati, vicino al confine dell'Ohio, per fondarvi un seminario, e vi condusse i figli. Nel 1836 la giovane sposa un collega del padre, Calvin Stowe, eccentrica figura di teologo; il matrimonio sarà allietato da una numerosa prole (sette figli).
Nonostante gli impegni familiari, Harriet, su cui il nativo New England esercita un invincibile, nostalgico fascino, comincia a scrivere. Esordisce con una serie di bozzetti su «scene e tipi fra i discendenti dei Padri Pellegrini»; questi contributi saranno raccolti e pubblicati nel 1843 sotto il titolo di Mayflower. Seguono alcune operette di economia domestica, raccolte di canzoni e racconti popolari del New England e altri brevi scritti d'occasione. Nel corso di quegli anni la Stowe comincia a nutrire accese simpatie per il movimento antischiavista, sostenuto anche dal padre e dalla cognata, Catherine Beecher.
Nel 1850, di ritorno nella Nuova Inghilterra, Harriet, vivamente colpita da una lettera di Catherine, decise di scrivere un'opera volta a illustrare le tristi condizioni degli schiavi. Tornata nell'Est, pubblicò a puntate sul "National Era" (un giornale di Washington di impronta abolizionista)[1] il romanzo La capanna dello zio Tom (Uncle Tom's cabin, 1852) che ebbe una immensa popolarità e sortì un ruolo importante nel promuovere la causa abolizionista. Secondo un noto aneddoto, il presidente Abramo Lincoln, incontrando l'autrice, le avrebbe detto: "So, you are the little lady who caused this big war" (Quindi, tu sei la piccola signora che ha causato questa grande guerra).
Tra i romanzi successivi, che non ebbero la grande notorietà del primo, si ricordano: Dred, racconto della palude desolata (Dred: a tale of the great dismal swamp, 1856, continuazione de La capanna dello zio Tom) e Cittadini d'altri tempi (Oldtown folks, 1869). La Stowe fu anche sostenitrice del vegetarianismo e fautrice di iniziative legislative per la protezione degli animali.
Muore a Hartford il 1 luglio 1896.




1843 - Mayflower (The Mayflower)
1852 - La capanna dello zio Tom (Uncle Tom's cabin)
1856 - Dred: una storia della grande palude (Dred: a tale of the great dismal swamp)
1859 - Corteggiamento del pastore (The Minister's Wooing)
1869 - Cittadini di altri tempi (Oldtown folks)
1871 - Mia moglie ed io (My Wife and I)
1873 - Palmetto Leaves (Palmetto Leaves)
1878 - Gente di Poganuc (People of Poganuc)




Lo zio Tom è uno schiavo negro, che vive in una piantagione americana nella pirma metà dell'Ottocento. Ha un buon padrone che però, per un dissesto finanziario, è costretto a vendere tutte le sue proprietà. Fra questi esseri umani trattati come merce c'è anche un bambino, Enrico, che al pari di tanti altri rischia di venire strappato alla famiglia. Ma sua madre, la coraggiosa meticcia Elisa, lo strappa ai mercanti e fugge con lui. Quando sta per essere catturata, in pieno inverno, sbalordisce gli inseguitori saltando fra i blocchi di ghiaccio del grande fiume Ohio, e raggiungendo in questo modo la riva opposta. E' una scena che è stata dipinta da innumerevoli pittori, tanto da diventare familiare in tutti gli Stati Uniti.
Se però Elisa si salva, e riesce a raggiungere il Canada dove non c'è schiavitù, ben più triste è la sorte di Tom. Va in mano a un brutale coltivatore di cotone, Simon Legree, che vuol fare di lui un sorvegliante, o meglio ancora un aguzzino. Per qualche tempo il vecchio negro, alta figura di cristiano, aveva creduto di poter finire in pace i suoi giorni nella casa del Saint-Clare dove la figlia del proprietario, Evangelina, è una ragazzina di grande e tenera dolcezza. Ma Evangelina muore, suo padre viene ucciso in una rissa ed è lo spietato Legree a imporre la sua legge.
Lo zio Tom non fa il ribelle, non capeggia rivolte. Semplicemente si rifiuta di compiere il male che gli viene chiesto. Furibondo, il padrone lo fa percuotere a morte. Se avesse guadagnato un pò di tempo, se avesse almeno in parte obbedito agli ordini, forse Tom si sarebbe salvato. Infatti il figlio del suo primo padrone, che ha ricostruito la sua ricchezza, lo sta cercando per riportarlo nella vecchia casa. Ma è troppo tardi. Quando il giovane riesce a rintracciarlo, lo zio Tom è in agonia e può solo dire qualche parola, con un filo di voce. Ed è, ancora una volta, una parola di perdono e di pace.


Incipit:
I.
IN CUI IL LETTORE FA CONOSCENZA CON UN
UOMO CHE HA MOLTA UMANITÀ.




Era una giornata freddissima del mese di febbraio, e nella città di P..., nel Kentucky ad ora già avanzata due gentlemen, seduti col bicchiere in mano in una ricca sala da pranzo, liberi dall’incomoda presenza dei servi, discorrevano con molto calore sopra un argomento di alta importanza.
Abbiamo detto due gentlemen, ma per modo di dire; perché uno di essi, attentamente osservato, a tutto rigore non appariva tale.
Era bassotto e atticciato, aveva lineamenti comuni e grossolani; il suo fare pretenzioso e superbo mostrava l’uomo plebeo che agogna di uscire dalla sua sfera.
Il panciotto vistoso, a vari colori, la cravatta turchina a pallini gialli, sbollante e svolazzante, corrispondevano in modo perfetto alla sua arroganza. Aveva le mani larghe e ruvide, piene di anelli. Portava sopra il panciotto una grossa catena d’oro con un fascio di ciondoli d’ogni colore e di grandi dimensioni, che, nel calore del discorso, era solito
agitare con evidente soddisfazione.
Parlava un inglese libero dalle pastoie grammaticali, ed il suo discorso era di quando in quando condito di espressioni tali, che, con tutto il nostro desiderio di essere esatti, non avremmo il coraggio di trascrivere.
Il suo compagno, il signor Shelby, aveva invece i modi di un uomo ben educato, e l’ordine e le suppellettili della casa indicavano l’agiatezza, ed anche l’opulenza. Come abbiamo detto, i due interlocutori discorrevano di cosa d’alta importanza.
— Definirei l’affare a questo modo, — disse Shelby.
— Non posso accettare le vostre proposte; no, non posso proprio! — disse l’altro, guardando il bicchiere pieno che teneva alzato tra gli occhi suoi e la candela.
— Perché no, Haley? Tom supera in pregi ogni altro schiavo, né vi è somma che possa pagarlo; è fedele, onesto, pieno d’abilità; egli governa la mia fattoria come un orologio.
— Onesto come può esserlo un negro! — rispose Haley versandosi un bicchiere d’acquavite.
— Oh, no! V’assicuro che Tom è un servo buono, amorevole e religioso. Egli si fece cristiano quattro anni or sono, allorché passò di qui l’ultimo predicatore, ed io credo che lo diventasse davvero. D’allora in poi gli affidai tutto ciò che possiedo: denaro, casa, cavalli; gli concessi di percorrere il paese, e l’ho trovato sempre fedele e puntuale in ogni cosa.
— Molte persone non sanno persuadersi che i negri possano aver religione — disse Haley, levando la mano con un certo gesto di sincerità — per me, non son di questo parere. Io avevo uno schiavo, comprato l’anno scorso alla Nuova Orléans, tutto religione, e di una dolcezza veramente angelica. Lo comprai in un momento in cui il suo padrone si trovava nella necessità di venderlo, e ne ho ricavato seicento dollari di guadagno. In verità io considero la religione, quando essa è pura e senza miscuglio, come cosa eccellente in un negro.




"Se non fosse esistita Harriet Beecher Stowe forse non ci sarebbe stata la guerra di secessione" ebbe modo di dire il presidente degli U.S.A. Abraham Lincoln, artefice dell'abolizione della schiavitù (abolizione, c'è da dire, in un primo momento solo formale). "La Capanna dello Zio Tom" è uno di quei pochi libri che ha veramente cambiato il mondo, lo si può dire senza problemi. Cambiò il mondo perchè cambiò gli Stati Uniti d'America, che proprio in quel periodo s'avviavano a divenire il paese leader nel mondo. All'uscita del romanzo si sollevarono forti polemiche in tutti gli stati della federazione sul problema della schiavitù, l'autrice fu vittima di campagne giornalistiche finalizzate a screditare lei e la sua opera nonchè di veri e propri atti intimidatori, il più clamoroso dei quali fu l'invio per posta di un orecchio mozzato di uno schiavo nero.
Il romanzo è estremamente lineare, semplice, a tratti semplicistico, peccando qua e là di sentimentalismo e offrendosi a distorsioni (che puntualmente si verificheranno negli anni successivi) che ne snatureranno il contenuto. Ma l'importanza delle tematiche trattate e degli effetti causati bastano a colmare questi difetti di forma. Ma di cosa parla questo libro? Parla delle avventure di alcuni schiavi neri del Kentucky venduti dal loro padrone per motivi economici. Eliza vede ceduto il proprio figlioletto e decide di fuggire durante la notte per portarlo in salvo in Canada (terrà di libertà e opportunità, proprio quello che dovrebbero essere gli Stati Uniti), dove si deve ricongiungere con suo marito.
Il vecchio zio Tom invece, pur non biasimando la scelta di Eliza, decide di sottostare alla decisione, presa peraltro controvoglia, del suo padrone cui è molto affezionato. Inizia così un viaggio verso Sud dove si ritroverà prima servo di una famiglia buona e compassionevole, e poi schiavo in una piantagione di un crudele bianco, Simon Legree, uomo dalla frusta sempre pronta. Zio Tom accetta ogni evento, ogni imprevisto, ogni situazione della sua vita con incrollabile fede in Dio: è infatti un fervente cristiano, e pagina dopo pagina egli assume una connotazione sempre più sacra, persino divina. La sua statura morale cresce e cresce fino a render possibile un paragone con la figura di Gesù stesso. Di questo parla "La Capanna dello Zio Tom", di questo, e ovviamente di molto altro: delle mille sfaccettature dei rapporti bianchi/neri, dell'amore, della speranza e del sacrificio. Che poi l'espressione "zio tom" sia passata col tempo ad indicare il nero servile, accondiscendente e non ribelle, beh questa è un altra storia, frutto di quelle storture di cui prima accennavo, che resero i personaggi del romanzo piatti stereotipi.
Quel che è importante è ciò che Harriet Beecher Stowe ci descrive: una situazione di stallo, una malattia che va curata a tutti i costi. Verrà fatto, coi cannoni e le spade, tramite la guerra di secessione americana. Solo un primo passo, indubbiamente, se si pensa a quanta strada c'era ancora da fare, a quanta ancora ce n'è davanti a noi. Ma era il 1852 è quel primo passo andava fatto, gli americani si trovarono sbattuti in faccia tutti gli orrori della schiavitù, e come reagirono? Più di un milione di copie vendute in un anno e mezzo, successo clamoroso. Gli Stati Uniti, e il mondo, avevano aperto gli occhi ed erano evidentemente pronti ad affrontare il problema.





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