[MT]Irvine Welsh - Trainspotting[Ebook-Pdf-Ita-Biografico]

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Description











Titolo originale: Trainspotting
Titolo italiano: Trainspotting
Autore: Irvine Welsh
1ª ed. originale: 1993
Data di pubblicazione: 09/10/1997
Genere: Romanzo
Sottogenere: Biografico,sociale
Editore: Tea
Collana: Teadue
Traduzione: Giuliana Zeuli
Pagine: 364






Figlio di un commerciante di tappeti e di una cameriera, cresciuto in un quartiere di case popolari, Irvine Welsh abbandona presto la scuola, per intraprendere vari lavori, tra cui lo spazzino (e proprio nel ruolo di uno spazzino comparirà in un cameo nel film The Acid House), finché nel 1976 si trasferisce a Londra e aderisce al movimento punk. In quel periodo, comincia a sperimentare diverse sostanze stupefacenti.
Testa rasata da ex punk, ormai ex-tossicodipendente, Irvine Welsh ha cominciato a scrivere mentre era ai servizi sociali, dopo aver letto il romanzo Docherty (1975) di William McIlvanney. Scrive Trainspotting solo per se stesso, cercando di ricreare l'eccitazione che si prova andando a un rave o in un club house e utilizzando il dialetto scozzese, perché più funky rispetto all'inglese. Solo successivamente una sua amica legge il romanzo e lo propone alla rivista Rebel Inc., sulla quale ne verranno pubblicati alcuni brani, che attireranno su di lui l'attenzione degli editori. Il direttore della rivista, Kevin Williamson, diventa suo amico personale e mentore e pubblica una intervista a Welsh, scritta mentre ambedue erano sotto l'effetto di MDMA.
Risiede prevalentemente a Dublino per motivi fiscali (in Irlanda gli scrittori non pagano le tasse) e trascorre i mesi invernali a Miami, dopo aver vissuto e lavorato a Edimburgo, Amsterdam e Londra. Tiene corsi di scrittura creativa a Chicago, dove ha conosciuto la sua seconda moglie. Ciò nonostante, tutta la sua opera è indelebilmente legata a Leith, il sobborgo portuale di Edimburgo dov'è nato e ha trascorso infanzia e giovinezza in un complesso di case popolari.




Romanzi

1993 - Trainspotting
1995 - Marabou Stork Nightmares
1998 - Il Lercio (Filth)
2001 - Colla (Glue)
2002 - Porno
2006 - I segreti erotici dei grandi chef (The Bedroom Secrets of the Master Chefs)
2008 - Crime
2007 - Una testa mozzata (Kingdom of Fife)
2012 - Skagboys
2014 - La vita sessuale delle gemelle siamesi (The Sex Lives of Siamese Twins)
2015 - Godetevi la corsa (A Decent Ride)
2016 - L'artista del coltello (The Blade Artist)
Raccolte di racconti

1994 - La Casa di John il Sord (The Acid House)
1996 - Ecstasy: Three Tales of Chemical Romance
2011 - If You Liked School You'll Love Work
2010 - Tutta colpa dell'acido (Reheated Cabbage)

Altre opere

1996 - Acidi Scozzesi - antologia di racconti di autori vari (Children of Albion Rovers), 1996
1997 - Disco Biscuits - antologia di racconti di autori vari, 1997
1998 - Intoxication - antologia di racconti di AA.VV. sulle droghe, a cura di Toni Davidson, 1998
1998 - Fuori Area (A Book of two halves: Football Short Stories) - antologia di racconti di AA.VV. sul calcio, 2001
1998 - Immagino tu sia già andato in buca (You'll Have Had Your Hole)?
2003 - Racconti UK dal cuore dell'Africa (Weekenders)
2006 - Storie di una città (One City)




Irruento, sboccato, beffardo: "Trainspotting" racconta il sesso, lo sballo e la rabbia di un gruppo di ragazzi di Edimburgo e dintorni. Renton, Sick Boy, Spud e Begbie sono i dannati di un modernissimo inferno chimico, che vivono una vita sfilacciata e senza scampo, alla costante ricerca di un riscatto, di un senso da dare alla propria esistenza. Terrorizzati all'idea di rimanere intrappolati nel vicolo cieco fatto di casa, famiglia e lavoro, trovano nella droga e nella violenza l'unica alternativa possibile al vuoto delle loro giornate. Alcuni moriranno, altri continueranno un'incerta esistenza sull'orlo del baratro, altri ancora decideranno di fuggire e di lasciarsi alle spalle in una sola, decisiva mossa la droga, i compagni e la Gran Bretagna.

Incipit:
TIRARSI FUORI
I ragazzi del buco, Jean-Claude Van Damme e la Madre Superiora
Sick Boy era coperto di sudore; tremava tutto. Io me ne stavo lì schiaffato davanti alla tele, cercando di non dargli retta, a quel coglione. Mi buttava giu`. Provai a concentrarmi sulla cassetta di Jean-Claude Van Damme.
Come in tutti i film del genere, l’inizio era drammatico: era quasi obbligatorio. Poi, nel pezzo che veniva dopo c’era un grande sforzo per creare atmosfera, facendo tra l’altro entrare in scena il cattivo, e per far stare in piedi una trama proprio scacata. Comunque, Jean-Claude sembrava pronto a menare le mani da un momento all’altro.
«Rents, devo vedere la Madre Superiora», fa Sick Boy col fiato corto, scuotendo la testa.
«Ah», faccio io. Volevo mandarlo affanculo. Perché non si levava dai coglioni? Io volevo restarmene lì con Jean-Claude. Pero` già sapevo che stavo per sfasciarmi anch’io, non ci mancava molto, e se quello andava a farsi adesso poi mi lasciava a secco. Lo chiamano Sick Boy non perché sta sempre male per crisi da astinenza, ma perché è un coglione che ha la testa fuori posto.
«Andiamo, cazzo.»




Prima di leggere Trainspotting toglietevi dalla testa, almeno temporaneamente, qualsiasi forma di moralità, bigottismo, perbenismo, senso del pudore e politically correct. Trainspotting in lingua inglese vuol dire “osservare i treni” ed è un po’ quello che, sostanzialmente, fanno i protagonisti di questo romanzo: guardano la vita che passa veloce davanti ai loro occhi, immobili, guardano le vite degli altri, senza prendere la propria e darle una giusta direzione.
Di libri e film sulla droga ne sono pieni gli scaffali delle librerie e sono quasi tutti, giustamente, instillati di retorica e moralità su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato quando si tratta di dissertare su un argomento simile, ma libri che trattano della droga (e dei suoi immancabili contorni) come lo fa Trainspotting non ce ne sono. Innanzitutto l’autore stesso, Irvine Welsh, è un ex tossico e se la fantasia può sopperire alla mancanza di esperienza, in questo caso soltanto chi ha realmente provato l’ebbrezza di stupefacenti e ha vissuto nei quartieri difficili delle case popolari può meglio descrivere la vita degli “Skagboys” di Leith, il borgo scozzese in cui è ambientato il libro, precisamente negli anni ottanta. In secondo luogo, Welsh non infarcisce il suo romanzo d’esordio di alcun giudizio negativo o positivo sulle vite sbandate di Rents, Spud, Franco e Sick Boy, ragazzi sulla trentina caduti nel baratro della tossicodipendenza che vivono le loro giornate solo in funzione della “roba”. Un barlume di coscienza anima però solo uno di loro: Rents, aka Mark Renton, ragazzo modestamente colto e forse il più “normale” del microcosmo Welsh, che tra uno “schizzo” e l’altro cerca di portare avanti il suo progetto di disintossicazione fai da te con risultati nulli, a dimostrazione di come uscire dal vicolo cieco della droga sia qualcosa fuori portata se non si ha nient’altro per cui voler continuare a vivere. A tal proposito emblematico è il dialogo tra Mark e l’amico Tommy su cosa abbia spinto Mark a diventare un tossico:
“La vita è una rottura di palle, non ti da mai un cazzo. Partiamo tutti pieni di belle speranze, che poi ci restano in canna. Insomma, campiamo tropo poco, la vita è una delusione; e poi moriamo. Ce la riempiamo di merda, la vita: la carriera, i rapporti e roba del genere, per illuderci che magari non è tutto inutile. L’eroina è una droga onesta, perché toglie di mezzo tutte le illusioni. Con l’ero, se stai bene ti senti immortale.”
Ciò che più stupisce, o meglio dovrebbe allarmare, è l’assoluta attualità (ed universalità) della storia di Welsh. Se i suoi personaggi degli anni ottanta rifiutavano una vita fatta di lavoro servile, vincolo matrimoniale e responsabilità famigliari per cercare una fetta di libertà e diversità dalla scialba classe impiegatizia, anche molti ragazzi dell’età moderna sognano una vita diversa, senza le costrizioni della disoccupazione, dell’ansia di fare carriera, senza preoccuparsi di vedere i loro sogni trasformarsi in illusioni. Trainspotting sprizza vita da tutti i pori perché è crudamente realistico, mette a nudo le brutture, le perversioni, i dolori dei ragazzi che soffocati dalla prospettiva di una vita preconfezionata preferiscono la “non-vita”. Tuttavia nella storia di Rents e compagni si possono trovare tante risposte alle domande che in genere si vorrebbero fare a chi decide di fare uso di stupefacenti, la prima fra tutti: “Perché?”. E la risposta non è poi così scontata: la ricerca di uno sballo diverso non giustifica sempre l’uso di droghe, anche perché i ragazzi di Welsh non sono dei principini viziati desiderosi di trasgredire le regole, ma ragazzi senza guida e senza meta che, appunto, preferiscono guardare il treno della vita anziché salirci sopra.






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