Titolo originale:The Call of the Wild
Titolo italiano: Il richiamo della foresta
Autore: Jack London
1ª ed. originale:1903
Data di pubblicazione:2002
Genere:Romanzo
Sottogenere: Avventura
Editore: Piemme
Collana: Il Battello a Vapore
Traduzione: Enrica Zacchetti
Pagine: 192
John Griffith Chaney, conosciuto con lo pseudonimo di Jack London, scrittore statunitense nato a San Francisco il 12 gennaio 1876, è una delle più singolari e romanzesche figure della letteratura americana. Figlio illegittimo, allevato da una madre spiritista, da una nutrice nera e da un padre adottivo che passava da un fallimento commerciale all'altro, si fece precocemente adulto sui moli di Oakland e sulle acque della baia di San Francisco insieme a compagnie poco raccomandabili.
Se la strada fu la culla della sua adolescenza, Jack London era uso frequentare ladri e contrabbandieri, costretto ai mestieri più disparati e non sempre legali. Nella sua giovinezza passò da un lavoro all'altro senza troppe difficoltà: cacciatore di foche, corrispondente di guerra, avventuriero, venne coinvolto egli stesso nelle famose spedizioni in Canada alla ricerca del mitico oro del Klondìke. Jack London ha comunque sempre coltivato e custodito dentro di sè il "morbo" della letteratura, essendo costituzionalmente un gran divoratore di libri di ogni genere.
Cimentatosi ben presto anche con la scrittura London riuscì a essere per circa un quinquennio scrittore tra i più famosi, prolifici, e meglio retribuiti che si ricordino, pubblicando in tutto qualcosa come quarantanove volumi. Il suo spirito era però perennemente insoddisfatto e ne sono testimonianza i continui problemi di alcool e gli eccessi che hanno contrassegnato la sua vita.
Una stupenda trasfigurazione di quello che Jack London era, sia sul piano sociale che interiore, la fece lui stesso nell'indimenticabile "Martin Eden", storia di un giovane marinaio dall'animo ipersensibile che si scopre scrittore e una volta raggiunta la fama si autodistrugge, anche a causa delle netta percezione di essere comunque un "diverso" rispetto alla società fine e colta rappresentata dalla benestante ed educata borghesia.
Jack London scrisse romanzi di vario genere, da quelli avventurosi come "Il richiamo della foresta" (pubblicato nel 1903) a "Zanna Bianca" (1906), a quelli appunto autobiografici, fra cui si ricordano fra l'altro "In strada" (1901), il già citato "Martin Eden" (1909) e "John Barleycorn" (1913); si è cimentato anche con la fantapolitica ("Il tallone di ferro") e ha scritto numerosi racconti, tra cui spiccano "Il silenzio bianco", e "Farsi un fuoco" (1910).
Più volte si è dedicato al reportage (come quello, del 1904, sulla guerra russo-giapponese) e alla saggistica e trattatistica politica ("Il popolo dell'abisso", celebre inchiesta, condotta di prima mano, sulla povertà nell'East End di Londra).
Il suo stile narrativo rientra a pieno titolo nella corrente del realismo americano che, ispirandosi al naturalismo di Zola e alle teorie scientifiche di Darwin, privilegiando i temi della lotta per la sopravvivenza e del passaggio dalla civiltà allo stato primitivo.
Gli scritti di Jack London hanno avuto, e continuano ad avere, una diffusione enorme, specie tra il pubblico popolare d'Europa e dell'Unione Sovietica. Non altrettanta fortuna ha però avuto questo irruento ed istintivo scrittore presso i critici, specie quelli accademici; soltanto in anni recenti si è assistito, sia in Francia sia in Italia, a una larga rivalutazione, soprattutto a opera di critici militanti della sinistra, grazie alle tematiche affrontate nei suoi romanzi, spesso orientate alla descrizione di ambienti rozzi e degradati tipici delle classi subalterne, con storie incentrate su avventurieri e diseredati, impegnati in lotte spietate e selvagge per la sopravvivenza, in ambienti esotici o insoliti: i mari del Sud, i ghiacciai dell'Alaska, i bassifondi delle grandi metropoli.
Al di là di queste rivalutazioni postume, di cui in fondo London per sua fortuna non ha mai avuto bisogno, è sempre stato riconosciuto a questo scrittore anti-accademico un talento narrativo "naturale", meglio espresso nella dimensione ridotta dei racconti. La sua narrativa è caratterizzata infatti da un grande ritmo, da intrecci avvincenti e originalità nella scelta dei paesaggi. Il suo stile è asciutto, giornalistico.
Quella che viene ora rivalutata è però la sua capacità di cogliere con immediatezza contrasti e contraddizioni non solo personali, ma collettivi e sociali, in particolare taluni conflitti caratteristici del movimento operaio e socialista americano di fine secolo.
Sulla morte di Jack London non vi è una chiara e precisa cronaca: una delle ipotesi più accreditate è che, distrutto dal vizio dell'alcool, sia morto suicida il 22 novembre 1916 a Glen Ellen, in California.
Romanzi
1902 La crociera del Saetta (The Cruise of the Dazzler)
1902 La figlia delle nevi (A Daughter of the Snows)
1903 Il richiamo della foresta (The Call of the Wild)
1904 Il lupo dei mari oppure Il lupo di mare (The Sea Wolf)
1905 Il romanzo di un boxeur oppure La sfida (The Game)
1906 Zanna Bianca (White Fang)
1907 Prima di Adamo (Before Adam)
1908 Il tallone di ferro (The Iron Heel)
1909 Martin Eden (Martin Eden)
1910 Burning Daylight oppure Radiosa aurora (Burning Daylight)
1911 L'avventura (Adventure)
1913 Il bruto delle caverne (The Abysmal Brute)
1913 La valle della Luna (The Valley of the Moon)
1914 L'ammutinamento della Elsinore oppure La rivolta dell'Elsinore (The Mutiny of the Elsinore)
1915 La peste scarlatta oppure Il morbo scarlatto (The Scarlet Plague)
1915 Il vagabondo delle stelle (The Star Rover oppure The Jacket)
1915 La piccola signora della grande casa (The Little Lady of the Big House)
1916 Jerry delle isole (Jerry of the Islands)
1917 Michael, fratello di Jerry (Michael, Brother of Jerry)
1920 Tre cuori (Hearts of Three)
1924 (Eyes of Asia)
1963 Assassini S.p.A. (The Assassination Bureau, Ltd)
Racconti (Raccolte)
1900 Il figlio del lupo (The Son of the Wolf)
1901 Il Dio dei suoi padri (The God of His Fathers and Other Stories)
1902 I figli del freddo (Children of the Frost and Other Stories)
1904 La fede degli uomini (The Faith of Men and Other Stories)
1905 Racconti della pattuglia guardiapesca (Tales of the Fish Patrol)
1906 Faccia di luna (Moon-Face and Other Stories)
1907 L'amore della vita (Love of Life and Other Stories)
1910 Perdere la faccia (Lost Face)
1911 Quando Dio ride (When God Laughs and Other Stories)
1911 Racconti dei mari del Sud (South Sea Tales)
1912 La casa dell'orgoglio (The House of Pride and Other Tales of Hawaii)
1912 Un figlio del sole (A Son of the Sun)
1912 "Smoke" Bellew (Smoke Bellew)
1913 Nato di notte (The Night Born)
1914 La forza dei forti (The Strength of the Strong)
1916 Le tartarughe di Tasman (The Turtles of Tasman)
1918 Il Dio Rosso (The Red One)
1919 Sulla stuoia di Makaloa (On the Makaloa Mat)
1922 Coraggio olandese (Dutch Courage and Other Stories)
Altri Racconti
1897 Two Gold Bricks, set
1899 Le mille e una morte (A Thousand Deaths)
1900 Il giorno del Ringraziamento a Slav Creek (Thanksgiving On Slav Creek)
1900 Come si manda avanti una casa nel Klondike (Housekeeping in the Klondike)
1902 La lega dei vecchi (The League of the Old Men)
1906 Un'arrampicata sulla slavina (Up the Slide)
1910 Goliah (Goliah)
Il libro racconta la storia di Buck, un cane di quattro anni rubato dal suo padrone, un giudice di San Francisco, e portato nelle fredde terre del Klondike (Yukon), per essere utilizzato come cane da slitta, per i cercatori d'oro. Buck viene venduto a diversi proprietari, con i quali conosce il duro lavoro dei cani da slitta, e deve lottare per la sopravvivenza all'interno della muta, lasciando che i suoi istinti naturali emergessero.
Sfruttato troppo severamente dal suo ultimo proprietario, Buck è salvato dall'intervento di John Thornton, un cercatore d'oro, tenendolo con sé. Per la prima volta nella sua vita, Buck ha un profondo affetto per un uomo. Ora, sempre più attratto dalla foresta e la natura, ritrova in John Thornton l'ultimo legame con la civiltà e con l'uomo. Durante una delle lunghe assenze di Buck, John viene brutalmente assassinato da una tribù indiana. Il cane, di fronte al corpo senza vita del suo padrone, si getta come un demonio tra gli indiani che festeggiano attorno al fuoco l'esito della loro incursione, uccidendone molti e disperdendo gli altri. E così, rotto anche quest’ultimo legame con l'uomo, Buck scivolò per sempre nel buio della foresta selvaggia, unendosi a un branco di lupi.
Incipit:
1. VERSO I PRIMORDI.
Buck, non leggendo i giornali, non poteva sapere i guai che si preparavano non solo per lui ma per tutti i cani di grandidimensioni, di forte muscolatura e di lungo e caldo pelo fra lostretto di Puget e San Diego. Perché gli uomini scavando nelle buie profondità dell'Artico, avevano trovato un biondo metallo, e le compagnie di navigazione e di trasporti ne avevano diffuso la notizia facendo accorrere migliaia di cercatori nelle regioni del Nord. Questi uomini avevano bisogno di cani, e i cani che cercavano dovevano essere forti, di robusta muscolatura per sopportare le fatiche, e con folte pellicce che li proteggessero dal freddo.
Buck viveva in una grande casa nella vallata di Santa Chiara baciata dal sole. Era detta la "Proprietà del giudice Miller". Un po' lontana dalla strada, era mezzo nascosta tra gli alberi, attraverso i quali si poteva scorgere la grande e ombrosa veranda che la circondava dai quattro lati. Si giungeva alla casa per viali di ghiaia che andavano per vasti prati sotto i rami intrecciati di alti pioppi. Sul dietro tutto era costruito in dimensioni più vaste che sul davanti. Vi erano grandi stalle, a cui accudivano una dozzina di mozzi e di stallieri, file di casette rivestite di vite selvatica, per la servitù, e una distesa ordinata e senza termine di costruzioni minori, i lunghi filari di viti, verdi pascoli, frutteti, e cespugli.
Vi era un impianto per il pozzo artesiano, e la grande vasca di cemento dove i ragazzi del giudice Miller facevano il bagno tutte le mattine e prendevano il fresco al pomeriggio. Buck regnava su questa vasta tenuta. Lì era nato e lì era vissuto per quattro anni della sua vita. E' vero che vi erano altri cani: non si sarebbe potuto fare a meno di altri cani, in una proprietà così vasta; ma non contava. Andavano e venivano, alloggiando nei popolosi canili o vivendo oscuramente nell'intimo della casa come Toots, il cagnolino giapponese, o Ysabel, la messicana senza pelo, strana creatura che raramente metteva il naso fuori dell'uscio o le zampe a terra. Vi erano inoltre i fox-terriers, una banda che gridava paurose minacce a Toots e a Ysabel guardandoli attraverso le finestre e sfidando una legione di cameriere che li proteggevano armate di scope e di strofinacci.
Buck non era né un cane casalingo né un cane da canile. Il reame era tutto suo. Si tuffava nella vasca o andava a caccia con i figli del giudice; scortava Mollie e Alice, le figlie del giudice,durante lunghe passeggiate mattutine o crepuscolari; e, nelle serate invernali, stava sdraiato ai piedi del giudice davanti al camino scoppiettante della biblioteca. Si lasciava cavalcare dai nipotini del giudice o li faceva rotolare sulI'erba, e sorvegliava i loro passi nelle loro avventurose escursioni alla fontana nel cortile delle scuderie e anche più in là, verso i prati e i cespugli. Andava imperiosamente fra i terriers e ignorava Toots e Ysabel nel modo più assoluto, perché era un re: un re di tutto ciò che camminava, strisciava o volava nella proprietà del giudice Miller, compresi gli uomini.
Questo breve romanzo, che procurò un'immediata fama mondiale al suo avventuroso autore, è ambientato, come Zanna bianca, nelle estreme regioni settentrionali del Canada (lo Yukon, il Klondike) dove, a partire dal 1896, era scoppiata la "febbre dell'oro". London conosceva i luoghi direttamente, per esservisi recato nel 1897. Il protagonista del romanzo è un grosso cane, Buck, figlio di un sanbernardo e di una cagna da pastore scozzese, che vive nella valle californiana di Santa Clara, "baciata dal sole". Buck viene sottratto al padrone e trasportato "nel Nord gelato", verso il quale affluiscono "uomini di tutto il mondo", per essere usato come cane da slitta. Nel corso del viaggio Buck impara "i fatti della vita": "Un uomo con un bastone era un legislatore, un padrone cui obbedire, anche se non proprio amichevolmente". A Seattle, Buck viene acquistato da due francocanadesi e trasportato per nave verso il Nord, insieme a molti altri cani. Il rapporto fra Buck e gli altri cani (e fra Buck e gli uomini) è fondato sulla legge del più forte, "la legge del bastone e della zanna", che è poi la stessa legge che dominava la società americana del tempo, la legge della competitività e della speculazione più violenta: "Tutto era confusione ed azione, e in ogni momento la vita o l'incolumità erano in pericolo. Era imperativamente necessario stare costantemente all'erta; poichè questi cani e questi uomini non erano cani e uomini di città. Erano dei selvaggi, tutti, e non conoscevano altra legge che la legge del bastone e della zanna ... Nessun "fair play". Se ti mettevano sotto una volta, per te era la fine". Quando viene aggiogato alla muta, Buck impara presto la legge della sopravvivenza: mangiare in fretta il proprio cibo (per impedire che gli altri cani, più svelti, se ne impossessino) e, quando si presenta l'occasione, rubarne agli altri: "Il primo furto provò che Buck era adatto a sopravvivere nell'ambiente ostile del Nord. Provò la sua adattabilità, la sua capacità di conformarsi a situazioni mutevoli, la cui mancanza avrebbe significato una morte rapida e terribile. Segnò anche il decadere o l'andare a pezzi della sua natura morale, cosa vana e svantaggiosa nella spietata battaglia per l'esistenza". Riemerge così in Buck l'antica natura ferina dei suoi antenati, "la bestia primordiale", col suo desiderio di uccidere, "la sete di sangue, la gioia di uccidere", "di uccidere coi propri denti e di lavare il muso, fino agli occhi, nel sangue caldo". Secondo la filosofia vitalistica di Jack London, non sono solo gli animali a possedere questi istinti, ma anche gli uomini, che li portano sepolti sotto gli strati di civiltà in loro accumulatisi nel tempo e li tengono imbrigliati in forme più o meno efficaci di autocontrollo. Il cane Buck è immerso così "nell'onda mareggiante dell'essere". C'è inoltre, per la verità, anche un momento di amore, di dedizione per il nuovo padrone, John Thornton, una pausa idilliaca che coincide con il ritorno della stagione primaverile e con il lungo viaggio verso oriente, condotto alla ricerca di una miniera abbandonata. Infine, alla morte del suo amato padrone, Buck viene conquistato definitivamente dall'ormai irresistibile "richiamo della foresta" e si unisce a un branco di lupi, di cui diventerà il capo indiscusso. L'ideologia, più o meno scoperta, del libro oscilla fra una rappresentazione aspra della ferocia animale, parallela alla ferocia umana (così come essa si esprime nella società competitiva e spietata condannata da Marx, autore che London certamente legge in quegli anni), e una compiaciuta, intima attrazione per la forza bruta, per la vita primordiale, per l'eroe violento, che viene ad assumere una colorazione vitalistica, mal derivata da Darwin e da Nietzsche.