[MT]Sandrone Dazieri – La cura del Gorilla[Ebook-Ita-Pdf-Noir]

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Titolo: La cura del Gorilla
Autore: Sandrone Dazieri
1° ediz. originale: 2001
Data di Pubblicazione: 2001
Genere: Rimanzo
Sottogenere: Noir
Editore: Einaudi
Collana: Einaudi. Stile libero
Pagine: 300






Nato a Cremona nel 1964, all'anagrafe con il nome di Sandro, dopo le scuole medie lascia la sua città natale per trasferirsi nel collegio della scuola alberghiera di San Pellegrino Terme dove studia come cuoco, mestiere che comincia a esercitare a partire da quell'estate e che continuerà a praticare per una decina di anni. Intanto continua con la sua passione per la narrativa di genere - giallo, horror, fantascienza, spionaggio e fumetto - che ha cominciato a leggere da bambino e che lo accompagnerà per tutta la vita. È in questo periodo che cominciano i suoi primi tentativi di scrittura: reportage comici per il giornalino scolastico e un paio di racconti horror che invia senza fortuna ad alcune riviste.
Con la maturità professionale si trasferisce poi a Milano e si iscrive a Scienze Politiche. Senza casa nella Milano da bere, passa i primi due anni di università dormendo sui treni della Stazione Centrale, poi occupando abusivamente alcune case sfitte. È in questo periodo che entra in contatto con il cosiddetto "movimento dei centri sociali" e soprattutto con il famigerato "Centro Sociale Leoncavallo" di cui diventa un attivista, impegnandosi in lotte ambientaliste e per il diritto alla casa. Durante una manifestazione contro la centrale nucleare Montalto di Castro nel 1986, all'età di 22 anni, viene arrestato per la prima volta e incarcerato per un breve periodo, anche se verrà in seguito prosciolto. È solo il primo dei tanti processi che lo vedranno imputato nei dieci anni a seguire, sempre come militante dei centri sociali, per reati che vanno dall'occupazione alla manifestazione non autorizzata, venendo regolarmente assolto. Le ruspe che distruggeranno il Leoncavallo nel 1994 segneranno il suo addio alla politica attiva ("non ho rimpianti", dice "ma è un percorso che si è esaurito"). Nello stesso anno lascia l'università dove non si è laureato, il lavoro di facchino che ha sostituito quello di cuoco e si avvicina all'editoria come correttore di bozze nel service editoriale Telepress.
Da correttore di bozze in breve tempo diventa giornalista pubblicista e comincia a collaborare con il quotidiano il Manifesto, come esperto di controculture e narrativa di genere. Diventa in seguito direttore del service editoriale, fino a quando, nel 1999, dopo la pubblicazione del suo primo romanzo Attenti al Gorilla, la Mondadori non lo chiama a dirigere i "Gialli Mondadori" poi tutto il comparto dei libri per edicola. Scrive altri tre romanzi per adulti, sempre noir (La cura del Gorilla, Gorilla Blues, Il Karma del Gorilla), un romanzo per ragazzi (Ciak si indaga, premio selezione Bancarellino), numerosi racconti, alcuni soggetti per fumetti e sceneggiature per il cinema e la televisione. Nel 2004 viene nominato direttore dei Libri per Ragazzi Mondadori, incarico che lascia nel 2006 scegliendo di diventare scrittore a tempo pieno. Continua a collaborare con la casa editrice come esperto di narrativa di genere e scout di nuovi talenti.
Con il regista Gabriele Salvatores e il produttore Maurizio Totti fonda nel 2004 la casa editrice Colorado Noir.
Sposato, vegetariano e pacifista, è testimonial di Medici Senza Frontiere.




* Sandrone Dazieri (a cura di). Italia Overground. Mappe e reti della cultura alternativa. 1996
* Sandrone Dazieri. Attenti al gorilla. 1999
* Sandrone Dazieri. La cura del Gorilla. 2001
* Sandrone Dazieri. Gorilla blues. Milano, 2002
* Sandrone Dazieri. Ciak si indaga. 2003
* Sandrone Dazieri. Il Karma del gorilla. 2005
* Sandrone Dazieri e Daniele G. Genova. La città buia. 2006
* Sandrone Dazieri. È stato un attimo. 2006
* Sandrone Dazieri. Bestie. 2007
* Sandrone Dazieri e Marco Martani. Cemento Armato. 2007
* Sandrone Dazieri, BZZZZ, in AA.VV., Bugs, 2008
* Sandrone Dazieri, La bellezza è un malinteso. 2010

* Saggio 'Cybepunk' in Antologia cyberpunk. 2008




Il Gorilla è tornato, e sono guai. Soprattutto per lui, unico detective schizofrenico al mondo, nonché ex leoncavallino ufficialmente stanco di guerra. Nel corpo a corpo con un'ltalia pienamente "globale" e post-tutto, in piena e riconosciuta follia, si fa strada l'ultimo, smagliante tipo di Cavaliere di ventura, con molte macchie e tanta paura. Un romanzo dal ritmo scatenato dove comicità sulfurea e stralunata malinconia si intrecciano in ogni pagina. La rivelazione del nuovo noir italiano. Sempre in piedi come un Bruce Willis della Bassa lombarda, Sandrone Dazieri detto Gorilla si ritrova, quasi senza volerlo, per pura cavalleria e pura cocciutaggine, a dare e prendere botte da orbi in una vorticosa girandola di albanesi trucidati, balordi omicidi, fantastici fantaeditori un po' pellari minacciati di morte, maliarde dark ladies dell'Est, post-autonomi torinesi in piena azione e monsignori caritatevoli. Per sopravvivere nella iperrealtà del nuovo secolo, in cui tutte le cose si mescolano, e per riuscire a venire a capo delle due diverse indagini in cui si è incautamente cacciato, Sandrone dovrà ricorrere a tutte le risorse delle due personalità che (bellicosamente, capricciosamente) albergano in lui: l'impulsivo vitalista sentimentale e l'Altro, il Socio, lucidissimo ed elegante stratega (e ancor più figlio di puttana). Sempre in corsa a un pelo da catastrofi di ogni genere, inevitabilmente scisso (come alla fine scissa e non riconciliata è la realtà stessa), sempre pestato, con la sua crew di comprimari ex leoncavallini (l'Elefante, Alex) e con Vera, ragazza dei tempi moderni, Sandrone Dazieri detto Gorilla incarna un'anima segreta (ma neanche tanto) e finora non rappresentata degli anni Ottanta e Novanta e oltre, finalmente sottratta all'autolamentazione o all' autodissoluzione, attraverso la pura felicità della narrazione.

Incipit:

Parte prima Samba per flebo e torrone

Odio la puzza degli ospedali. Non quella della malattia e nemmeno l'odore alcolico dei medicinali. Quella del cibo, invece, che mi prende alla gola. Sa di purè, minestrina, tè Lipton con le fette biscottate, mela cotta e prugna cotta. Ristagna, aleggia, penetra le coperte e la pelle. Di notte, quando non riesco più a sopportarla, prendo l'ascensore di servizio sino all'ultimo piano, scassino il lucernario ed esco sul tetto piatto, tra le cacche d'uccello e le pozzanghere di acqua stagnante.
Non si vede molta Milano da lì, ma lo skyline nanerottolo è sufficiente a farmi stare meglio. Seguo i fari di una qualche auto lungo il vialone e immagino l'omino al volante che arriva a casa, parcheggia, sale le scale e si scalda un piatto di minestra sul fornello. Non va mai a una festa e nessuno lo aspetta sveglio. Vive solo, annusa i fiori quando li trova, fischietta musica classica. Qualche volta accende la televisione, oppure accarezza un gatto e si versa due dita di Amaretto di Saronno. Fa una vita pacifica e mi rilassa.
Di solito. Stanotte riesco solo a pensare che domani sarò io a viaggiare per tornare in mezzo al casino. Dopo tre mesi di pappine e antibiotici mi scarcereranno per buona condotta. Dovrei essere contento. Il mio Socio ha già cominciato a fare i bagagli e a distribuire regalini agli infermieri: si porta avanti per la prossima volta che saremo ricoverati.
Salto sul cornicione senza quasi barcollare e mi faccio i complimenti. Non è da tutti cavarsela così bene dopo un proiettile in un polmone. Il sangue tende a uscire e i microbi a entrare. Con la febbre vedevo i miei antenati che mi redarguivano per come ho sprecato la vita. Le anime ondeggiavano sul soffitto, faccine con le ali.
Guardo sotto, nel buio. Niente vertigini, crampi allo stomaco o gambe anchilosate. Devo abituarmi all'idea di non essere pili un invalido.
Ricomincerà il tran-tran, troverò un cliente per recuperare il tempo perduto e i soldi finiti. Possibilmente qualcuno tranquillo, che conosca la differenza tra un buttafuori e uno sbirro.
Che non mi mandi al massacro. Prima che riesca a scacciarlo, il pensiero si porta dietro un po' di immagini che non ho voglia di rivedere. I morti della cantina, la puzza che facevano.
Chiudo gli occhi e mi lascio ripulire dal vento teso. Sono leggero senza la pancia, le falde della vestaglia sbattono come ali. Se mi buttassi non toccherei terra, continuerei a navigare nell'aria come una foglia. Rimango Iì a immaginare il mio volo sopra le umane miserie fino a che gli occhiali si ricoprono di brina, poi faccio a ritroso la strada dell'andata. Al piano terra scavalco la finestra e mi addentro nel reparto terapia intensiva.
Alfredo è steso sul letto, con la sua bella flebo nel braccio sinistro e il sacchetto del catetere appeso alla fiancata destra del letto. Dalle lenzuola spunta solo la testa pelata dalla chemio.
Senza far rumore siedo a guardarlo nella luce che entra dal corridoio. Secco e gonfio allo stesso tempo, le guance scavate e la pelle tirata a paraffina.




Un po’ giallo, un po’ commedia, un po’ noir, un po’ comico, l’intreccio si perde tra una miriade di generi e personaggi ed alla fine l’interesse di scoprire chi è l' assassino non è poi così pressante.
Uno "spaghetti-noir" lo definisce Bisio. Romanzo comunque spettacolare, Dazieri scrive bene, è divertente, ed i suoi personaggi dispensano ironia a grappoli. Ogni pagina scorre via liscia come l’olio e, una volta finito, l’istinto è quello di andare subito a cercare in libreria un’altra avventura di questo particolare investigatore.
Un detective anomalo: schizofrenico, mezzo alcolizzato, più vicino al mondo dei centri sociali che alla polizia, ma a suo modo geniale. Egli si muove nel suo habitat naturale: una pianura padana facilmente riconoscibile.
Non si puo' non simpatizzare per Dazieri e la sua banda. Scrittura veloce e sincopata, la frase più lunga del libro forse 2 righe, tanti punti e dialoghi a botta e risposta, bisogna prendere il ritmo giusto, ma alla fine ci si abitua.
Forse un po' "tetro" nell'insieme, ma molta ironia che un po' stacca dalle molte situazioni "drammaticamente reali" dei nostri tempi!
Conclusione: un libro molto godibile dove poco viene 'raccontato'... quasi tutto viene fatto 'vivere' al protagonista (insieme ai suoi improponibili aiutanti) e, di conseguenza, anche al lettore.





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