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CARLO GOLDONI

IL VENTAGLIO









Il ventaglio è una divertente commedia scritta da Goldoni, che narra le vicende di un piccolo paesino del settecento. Il filo conduttore della trama è chiaramente il ventaglio, simbolo dell'amore tra Evaristo e Candida, attorno al quale l'autore affianca altre vicende. Tutto inizia quando, prima di partire per la caccia, Evaristo, rompe accidentalmente il ventaglio a Candida; egli subito si reca da Susanna, la merciaia, compra un nuovo ventaglio e lo dà a Giannina, una giovane contadina, con l'ordine di donarlo a Candida da parte sua. Il paese è molto piccolo e le notizie si diffondono molto rapidamente; infatti non appena Evaristo parte per la caccia, subito si diffonde la notizia che il ventaglio è stato donato a Giannina, il che insospettisce Candida, la quale non sa che Giannina ha il compito di donarlo a lei. Subito tra gli altri abitanti del paese si diffonde la notizia del ventaglio e tutti credono che Evaristo non voglia più sposare Candida; tra questi vi è il barone del Cedro, che coglie l'occasione per farsi amico il Conte di Rocca Marina il quale ha una certa importanza nel paese e il Barone sa che può domandargli di farlo sposare con Candida. La povera Giannina si reca a casa di Candida con le migliori intenzioni, ma non appena chiede di entrare, viene scacciata scortesemente, e lei, senza capire se ne va amareggiata. Durante il resto del tempo in cui il signor Evaristo è a caccia, il suo ventaglio passa nelle mani di tutti, la povera Candida si dispera al punto di essere persino tentata a sposare il Barone, che approfitta della situazione favorevole. Per fortuna in serata ritorna dalla caccia Evaristo, il quale con molta difficoltà riesce a risistemare la situazione e a dare finalmente il ventaglio a Candida.



Carlo Goldoni nasce il 25 febbraio 1707 a Venezia, da Giulio e da Margherita Salviani. A nove anni raggiunge il padre medico, a Perugia e qui inizia gli studi presso i Gesuiti. Dal ‘23 al ’25 è allievo del Collegio Ghilisieri di Pavia e frequenta la facoltà di Giurisprudenza, ma a causa di una violenta satira, «Il Colosso», diretta contro le famiglie della nobiltà pavese, è costretto ad abbandonare la città.
olte stampato e modificato nel corso degli anni.
Nel ’31, la morte improvvisa del padre lo obbliga a riprendere gli studi interrotti e a laurearsi in legge a Padova. Dopo qualche anno di mediocre pratica dell’avvocatura e di viaggi in numerose città, si stabilisce a Milano e nel ’34, ha occasione di incontrare il Capocomico Giuseppe Imer, per il quale, negli anni successivi, scriverà intermezzi comici, tragedie e tragicommedie.
Nel ’36 sposa a Genova Nicoletta Conio.
E’ solo nel ’38 che Goldoni si dedica alla commedia e scrive Momolo Cortesan, in cui la parte del protagonista era scritta quasi per intero, dando così inizio alla «riforma tecnica» che lo condurrà in seguito ad abbandonare per sempre l’improvvisazione della Commedia dell’Arte.
Nel ’47 conosce Gerolamo Medebach, che a Venezia teneva Compagnia a Sant’Angelo, e si convince a collaborare con lui. In questo periodo nascono: La vedova scaltra, La putta onorata, Il cavaliere e la dama. Nel ’50 scommette col pubblico di sfornare 16 commedie in un solo anno; promessa che manterrà, dando vita tra le altre, a: La bottega del caffè, Il bugiardo e Pamela.
Nel ’53 nasce La locandiera, proprio al termine del periodo che lo vede al fianco di Medebach.
Nel periodo successivo assume un impegno di 10 anni con il teatro SanLuca e qui mette in scena alcuni capolavori come Il campiello, I rusteghi, La trilogia della villeggiatura, Le baruffe chiozzotte.
Alcuni insuccessi e l’ormai irriducibile disputa con Gozzi, convincono il commediografo ad abbandonare Venezia e raggiungere Parigi, invitato dal Tèâtre-Italien, per il quale però dovrà riprendere a scrivere «a soggetto». Nel novembre del ’71 il Bourru bienfaisant viene rappresentato alla Comédie Italienne, e suscita l’ammirazione di Voltaire.
Sempre a Parigi scrive, in francese, le sue Memorie, iniziate nell’84 e pubblicate nell’87. Luigi XV gli accorda una modesta pensione annua, che però gli sarà tolta nel ’92, in piena Rivoluzione.
Muore quasi in miseria a Parigi, nel 1793, il giorno prima della restituzione, da parte dell’Assemblea costituente, della pensione regia.
Usando termini moderni, si potrebbe affermare che Goldoni è un conservatore incline al progressismo. Dotato di cultura non vastissima, ma di ingegno raffinato e di grande buonsenso e amore per la vita, si connota come letterato investito del compito di traghettare il suo pubblico da un momento storico e culturale ad un altro, per mezzo, soprattutto, di quella «riforma» che si attua con un graduale abbandono della Commedia dell’Arte. Tale processo di rinnovamento avviene con la progressiva eliminazione di tutti gli elementi fantastici e inverosimili -le maschere, i lazzi, gli zanni o servi- e dell’improvvisazione, la quale sarà sostituita da una completa scrittura delle parti degli attori.
La «riforma», aldilà dell’aspetto tecnico, pure fondamentale, si presenta anche come riforma ideologica, infatti i personaggi goldoniani, durante il corso della sua produzione artistica, diventano sempre più realistici, le storie più verosimili, e la borghesia rappresentata in scena prende il sopravvento –così come nella vita reale- sulla ormai irrequieta e vacillante aristocrazia. Tale cambiamento storico-politico però, non dobbiamo dimenticarlo, non si realizza in modo indolore, e la nobiltà veneziana, ormai consapevole della propria decadenza, tenta strenuamente di conservare privilegi e potere. In questa complessa situazione, Goldoni si vede costretto a trasformare in toscani o napoletani, i nobili che intendeva ridicolizzare, in modo da evitare le reazioni della censura veneziana.
Interessante altresì, è il ritorno di Goldoni alla «classicità»: egli infatti fa in modo che le sue opere si svolgano nello stesso luogo e nello spazio temporale di un giorno, e che l’intreccio principale non venga affiancato da altre narrazioni parallele (unità di azione).
Infine, a fianco del rinnovamento tecnico e di quello ideologico, nelle commedie di Goldoni, si realizza anche un cambiamento linguistico, spesso criticato e discusso: egli infatti passa con gradualità, dal plurilinguismo al monolinguismo, riscrivendo talvolta le sue commedie in «toscano», che però fu considerato troppo scolastico, convenzionale e non appartenente alla lingua viva.
Molto diverso è invece il suo veneziano, che conosce perfettamente, e che pur risultando come un compromesso tra il linguaggio colto di una parte della popolazione e quello spontaneo e vivace di un’altra, non perde mai aderenza alla vita reale.

A cura della Redazione Virtuale





Autore: Carlo Goldoni
Titolo: Il Ventaglio
Anno: 1764
lingua: Italiano
Genere: Commedia Teatrale
Numero di pagine: 52
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QUESTO E-BOOK:
TITOLO: Il ventaglio
AUTORE: Goldoni, Carlo
NOTE:
DIRITTI D'AUTORE: no
LICENZA: questo testo è distribuito con la licenza
specificata al seguente indirizzo Internet:
http://www.liberliber.it/biblioteca/licenze/
TRATTO DA: Opere di Carlo Goldoni,
a cura di Gianfranco Folena e
Nicola Mangini. Mursia editore 1969
1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 22 ottobre 1997
ALLA EDIZIONE ELETTRONICA HANNO CONTRIBUITO:
Mirko spadaro, [email protected]
Claudio Paganelli, [email protected]
REVISIONE:
Claudio Paganelli, [email protected]



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