Titolo Album: A moon shaped pool
Artista: Radiohead
Data di pubblicazione: 10 maggio 2016
Durata: 52 minuti e 31 secondi
Genere: Alternative rock
Dischi: 1
Tracce: 11
Etichetta: XL Recordings
01 - Burn the Witch 03:40
02 - Daydreaming 06:24
03 - Decks Dark 04:41
04 - Desert Island Disk 03:44
05 - Ful Stop 06:07
06 - Glass Eyes 02:52
07 - Identikit 04:26
08 - The Numbers 05:45
09 - Present Tense 05:06
10 - Tinker Tailor Soldier Sailor Rich Man Poor Man Beggar Man Thief 05:03
11 - True Love Waits 04:43
Nel 1993 (la band si forma nel 1989) i Radiohead da Oxford, Inghilterra, si fanno conoscere con “Creep”. Sommersa in un album buono, ma non tutto a quel livello, la canzone finisce per confondere molta gente.
Passano due anni, arriva THE BENDS (1995), e subito i Radiohead vengono etichettati come i “nuovi U2”. Il disco è più maturo, ma trae in inganno ancora molta gente. La svolta è del 1997: esce OK COMPUTER, un capolavoro di disco, rock visionario e psichedelico, con brani come “Karma police” e “Exit music”, anticipato da un singolo suicida come “Paranoid android”: 7 minuti, tre canzoni in una, un clip alienato totalmente sganciato dalla musica. La forza della musica si impone e, con il passaparola, il disco finisce per rendere i Radiohead tra i gruppi più seguiti degli ultimi anni.
Il lavoro successivo, KID A, esce a tre anni di distanza dal predecessore, dopo una lavorazione infinita, un’attesa spasmodica manifestatasi soprattutto via Internet ed un serie di scelte anticommerciali e antipromozionali che confermano i Radiohead come una perla rara nel panorama rock.
Segue AMNESIAC, che si fa attendere molto meno del suo predecessore: concepito nelle stesse sessioni di KID A, esce nel giugno 2001; i Radiohead, pur con maggiori aperture alle chitarre e all'elettronica, mantengono la vena sperimentale. Thom Yorke e soci, però, questa volta scelgono di promuovere il disco con singoli, video e interviste, cambiando almeno in questo le scelte dell'anno precedente. L'intenso anno dei Radiohead non è ancora terminato: nel novembre 2001 esce I MIGHT BE WRONG – LIVE RECORDINGS, mini-lp dal vivo registrato nel corso dell'ultima tournée.
Nel 2003 arriva HAIL TO THE THIEF, che segna un parziale ritorno ai suoni di OK COMPUTER, ma con le sperimentazioni dei dischi successivi. Segue un lungo tour (anche se la band non smetterà mai di suonare dal vivo, con qualche data fissata ogni anno nel periodo successivo).
Nell'estate 2006 esce un disco solista di Thom Yorke, e iniziano le speculazioni sul settimo disco della band, alimentate ad arte attraverso messaggi criptici disseminati su Internet. IN RAINBOWS viene annunciato a sorpresa il 1 ottobre 2007, e viene pubblicato on-line 10 giorni dopo. La band ha infatti esaurito il contratto con la EMI, e decide di fare tutto da sola, addirittura lasciando decidere ai fan il prezzo di acquisto. Oltre alla versione in MP3, IN RAINBOWS viene pubblicato anche in una versione fisica, che comprende pure un secondo CD con 8 brani aggiuntivi e un doppio vinile, oltre ad un packaging particolarmente elaborato. Per questa versione bisogna attendere il dicembre dello stesso anno, mentre per la distribuzione nei negozi si attende fino all'inizio del 2008. Lo stesso approccio i Radiohead lo assumono con THE KING OF LIMBS, lavoro uscito a febbraio 2011 in formato digitale (il CD e il vinile arrivano invece a maggio). Il doppio TKOL RMX 1234567 segue cinque mesi dopo e contiene 19 remix di THE KING OF LIMBS, reinterpretati da Jamie xx, Caribou,Four Tet e Nathan Fake. A novembre 2011 la band pubblica in Dvd il disco dal vivo LIVE FROM THE BASEMENT, tratto dall'esecuzione del loro ultimo album THE KING OF LIMBS nel programma della BBC. A ridosso di fine anno vengono inoltre scoperte alcune canzoni, risalenti forse ai primi anni novanta, rimaste inedite. La più recente è appunto “Putting ketchup in the fridge” (il titolo in realtà è dato dai fan della band).
Nel 2012, durante il tour, crolla il palco a Toronto durante il quale muore un operaio: la tournée viene sospesa, alcune date, tra cui quelle italiane, rinviate a settembre.
Mentre i membri del gruppo continuano i propri progetti, i primi segnali di ritorno dei Radiohead arrivano a fine 2015. A Natale la band regala ai fan "Spectre", canzone scritta per il film di James Bond ma rifiutata. Nel 2016 vengono annunciate alcune date per l'estate, lasciando intendere un tour più esteso e la pubblicazione di un nuovo album. L'album, A MOON SHAPED POOL, arriva infine l'8 maggio, dopo una settimana di teaser che includono la cancellazione di ogni messaggio pubblicato dal gruppo sui social network, e due video, "Burn the witch" e "Daydreaming", quest'ultimo diretto da Paul Thomas Anderson. Il disco contiene anche una versione di studio di "True love waits", brano risalente agli anni '90
(09 mag 2016)
Discografia essenziale:
1993 - Pablo honey
1995 - Bends
1997 - Ok computer
2000 - Kid a
2001 - Amnesiac
2001 - I might be wrong live recordings
2003 - Hail to the thief
2007 - In rainbows
2011 - The king of limbs
2011 - Tkol rmx 1234567
2016 - A moon shaped pool
Sito ufficiale dei Radiohead : url= http://www.radiohead.com/deadairspace [b]
[b] Sono scomparsi! No, sono riapparsi.
E’ un preciso segnale politico. No, è marketing.
Sono dei geni. Macché, sono solo dei ruffiani.
Sembrano i Coldplay. No, è la voce di Yorke che è brutta, da sempre!
In questi giorni si è letto tutto e il suo contrario. Ma, mentre ci si arrovellava nel cercare un motivo o una definizione per comprendere le azioni dei Radiohead, la band di Oxford si dimostrava ancora una volta un passo avanti a tutti nel creare un clima di sorpresa e isterismo di fronte ad una sua uscita.
E’ vero: sono scomparsi dai social, ma in realtà non se ne sono mai andati, semplicemente hanno tirato una riga bianca sul loro passato: la cosa è sembrata talmente eclatante da far riempire pagine e pagine cartacee ed elettroniche di testo senza spendere una lira di campagna pubblicitaria.
Avete ragione voi, sono un po’ ruffiani, ma anche dei dannati geni.
Ora però, dopo il muro di parole, tocca alla musica: il tanto atteso nono disco è tra le nostre mani, almeno nella sua forma digitale. In attesa di avere la copia fisica deluxe ci concentriamo completamente sulle nuove canzoni - anche se, come potrete leggere qui, molte di queste erano già state presentate in passato, fino a tornare persino alle sessioni di registrazione di “The bends”.
“A moon shaped pool”, questo il titolo del successore di “The king of limbs”, è stato anticipato da due singoli, “Burn the witch” e “Daydreaming”, a cui spetta anche il compito di aprire l’album. Il primo brano mette subito in chiaro quali sono le basi del nuovo corso radioheadiano: mettere in risalto le qualità compositive di Jonny Greenwood, considerato in patria uno dei più importanti compositori di musica contemporanea "colta", nonché autore di diverse colonne sonore. E’ proprio il muro di archi sovrapposti che apre la canzone la firma del musicista anglosassone; archi che si fanno sempre più insistenti, mentre la voce di Yorke si divide tra parlato e falsetti verso un finale in cui montano lentamente quell’angoscia, quel senso di oppressione e rabbia che sono sempre stati il marchio di fabbrica dei Radiohead.
“Daydreaming” si apre con dei suoni che ricordano le atmosfere di “Kid A”, dall’album omonimo, per poi lasciare spazio ad una canzone “sognante”, ma fatta di un sonno pieno di rimorsi e sensi di colpa: “And it's too late/ The damage is done/ The damage is done”.
“Desert island disk” è una ballata per voce e chitarra acustica di ispirazione più statunitense che britannica, che farà spargere più di una lacrima ai fan ancorati ai Radiohead “ante Kid A”.
Ma sarà una breve soddisfazione interrotta da “Ful stop”, dove un basso incessante circondato da organi e synth trasporta il brano in un crescendo in cui la voce di Yorke sembra quasi nascondersi, fino all’esplosione tra falsetti e chitarre: sicuramente una delle perle di questo disco.
“Glass eyes” è un brano intenso, spazzato da ventate di archi, in cui Thom sembra raccontare una storia molto personale ("Hey it's me/I just got off the train/Frying in place/Her face is a concrete grey"). Mentre “Identikit” si appoggia su un bel giro di basso su cui si inerpicano la voce sdoppiata di Yorke e i synth in un crescendo lisergico di chitarre.
“The numbers” ricorda da lontano la forma canzone usata per “Paranoid Android”: lì venivano unite diverse canzoni in una, qui troviamo un mash-up di intuizioni musicali tra il pianoforte dalle tinte jazz e le grandi orchestrazioni di Greenwood su cui Yorke canta il suo inno ambientalista: “We call upon the people/ People have this power/ The numbers don't decide/Your system is a lie”.
La coda di chiusura spetta a tre canzoni molto diverse: “Present tense” è, a suo modo, un brano molto importante perché fa percepire il peso della band che temevamo essere irrimediabilmente smembrata nella estenuante ricerca elettronica. “Tinker tailor soldier sailor rich man poor man beggar man thief” sembra seguire lo stesso spirito finchè non viene travolto dagli archi, che fanno calare una coltre oscura e asfissiante.
La chiusura spetta ad uno dei brani preferiti dai fan. Una canzone che ha almeno vent’anni, registrata per la prima volta nelle sessioni di “The bends” ma presentata solo dal vivo. Parliamo di “True love waits”, che qui perde la sua storica forma esile ed acustica per un arrangiamento per piano più introspettivo. Quella che era una canzone d’amore, infatti, ora assume una connotazione ancora più malinconica con la voce di Yorke che si rompe nel ricordare una passione finita male, forse proprio quella con la moglie da cui ha divorziato recentemente.
La forze che hanno portato i Radiohead a un disco sorprendente sono proprio questo tre: un sapore di tristezza per un amore ormai irrimediabilmente perduto, assieme alla rabbia politica e al fervore ambientalista.
I Radiohead sono stati capaci di portare la forma-canzone in una nuova dimensione, dove non c’è confine tra passato e futuro, tra tradizione e sperimentazione, tra pop/rock e musica contemporanea tout-court. Ci vorranno ancora molti ascolti e molto tempo per dare una valutazione più approfondita di “A moon shaped pool”. E' il miglior album dei Radiohead dai tempi di "Amnesiac"? Forse, ma per ora possiamo solo essere felici per questo importante e tanto atteso ritorno.
Rockol.it
Code:
Generale
Nome completo : Radiohead - A moon shaped pool (2016)[MT]\01 Burn the Witch.mp3
Formato : MPEG Audio
Dimensione : 8,22MiB
Durata : 3min 34s
Modo bitrate generale : Costante
Bitrate totale : 320 Kbps
Album : A Moon Shaped Pool
Album/Esecutore : Radiohead
Traccia : Burn the Witch
Traccia/Posizione : 1
Traccia/Totale : 11
Esecutore : Radiohead
Genere : Alternative
Data registrazione : 2016
Compressore : LAME3.99r
Copertina : Yes
Tipo di copertina : Cover (front)
Copertina MIME : image/jpeg
Commento : Bobsax
iTunNORM : 00000D2E 00000EF3 0000468E 00005478 000118FF 00034AFE 00006F7B 00006F7B 00004563 0000326E
_GENRE : 21
_PURCHASEDATE : 2016-05-08 18:04:54
Audio
Formato : MPEG Audio
Versione formato : Version 1
Profilo formato : Layer 3
Durata : 3min 34s
Modalità bitrate : Costante
Bitrate : 320 Kbps
Canali : 2 canali
Frequenza campionamento : 44,1 KHz
Modo compressione : Con perdita
Dimensione della traccia : 8,17MiB (99%)
Compressore : LAME3.99r
Impostazioni compressione : -m s -V 4 -q 3 -lowpass 20.5